Tra le chiese più danneggiate dalla marea eccezionale di lunedì 29, arrivata a 156 cm, nella zona di Santa Croce – San Polo, c’è senz’altro quella di San Giacomo dall’Orio: è infatti una delle chiese più basse di Venezia.
Dapprima l’acqua ha iniziato a salire dal pavimento per poi congiungersi con quella proveniente dall’esterno. In poco tempo la navata si è riempita ed è diventata una vasca con oltre 50 cm d’acqua salata. Appena constatato che la marea non cessava, il parroco con molti parrocchiani si è adoperato per mettere in salvo il salvabile. Ciò che sicuramente ne ha risentito di più è la struttura stessa dell’edificio sacro.
«La chiesa, tra le più antiche e quindi già di per sé molto fragile, ha subito un forte impatto negativo» riferisce a GV il parroco don Paolo Ferrazzo. Se i banchi di legno solido fanno presto ad asciugarsi e ad essere trattati con dell’olio per ravvivarli, lo stesso non si può dire per i muri che restano impregnati di salmastro e su cui per giorni rimane in evidenza il punto fino a dove è salita l’acqua, mostrando importanti segni di sgretolamento insieme al vecchio pavimento. Questi i segni di rovina più immediati ed evidenti che a pochi giorni dalla marea si stanno constatando.
Tante ore per far uscire l’acqua. «Ci sono volute tante ore prima di riuscire a far uscire l’acqua con pompe e secchi. Per fortuna – sottolinea il parroco – in queste situazioni si vede il senso di solidarietà presente in comunità. Molti sono coloro che mi hanno dato una mano, non solo a togliere l’acqua ma anche a lavare poi la chiesa. Per limitare i danni servirebbero però fondi per comprare macchine che asciughino i muri» spiega don Paolo.
Se martedì la chiesa è rimasta inagibile tutto il giorno, mercoledì è stato possibile celebrare la messa anche se in mezzo al pantano, per poi arrivare a concludere giovedì i lavori di ripristino. Diverso è stato per la vicina chiesa di San Simeon, dove non si riscontrano danni. L’acqua contenuta dalle paratie è salita solo dalle tombe del pavimento creando un sottile strato di 10 cm. Al termine della marea è bastato lavare ed asciugare. Il pavimento dalle piastrelle grandi infatti non sembra aver subito danni, insieme a banchi e arredo. Per le parrocchie di Rialto disagi si sono verificati nei magazzini della canonica di San Silvestro dove sono entrati 30 cm ed è stato necessario spostare il materiale presente.
Antiche cassapanche imbevute d’acqua. A San Cassiano invece l’acqua è entrata in Cappellina dove alcune cassapanche del ’700, impossibili da spostare, dopo averne svuotato in velocità il contenuto, si sono imbevute d’acqua. «Sono molto ammalorate, – spiega don Antonio Biancotto – spero siano salvabili».
Anche il pavimento ne ha risentito e si notano segni di sgretolamento: sarà necessario riprenderlo affinché non si deteriori ulteriormente. In sacrestia la base di legno di 40 cm che funge da battiscopa si è staccata dal muro, e anche le pareti in cartongesso si sono imbevute e rovinate.
Degrado a Santa Maria Mater Domini. La chiesa più compromessa è però quella di Santa Maria Mater Domini, dove sono entrati quasi 40 cm coprendo tutto il primo gradino che porta all’altar maggiore. L’acqua è entrata in poco tempo dalle tombe e poi dall’esterno. I banchi sono stati spostati sull’altare ma il danno più grave si è verificato alle pareti. La chiesa infatti non soffre solo quando si verificano casi di acqua alta ma anche con piogge abbondanti per via delle infiltrazioni dai finestroni e dal tetto che portano i muri ad un ulteriore degrado. Inoltre durante gli acquazzoni l’acqua entra anche dalle porte e la chiesa diventa una piscina, che successivamente bisogna svuotare.
«Uno dei prossimi investimenti sarà munirsi di pompe e paratie» aggiunge don Antonio. Infine, per quanto riguarda le chiese guidate dai frati francescani, si registrano danni limitati. Nella basilica dei Frari l’acqua è entrata nella Sala del Capitolo dal chiostro dell’Archivio di Stato, passando per le porte. In chiesa invece di notte l’acqua è entrata dal pavimento creando alcune chiazze di qualche metro quadro, mentre l’acqua proveniente dall’esterno si è fermata sulla soglia.
Anche ai Tolentini e San Pantalon, chiese molto alte, non si riscontra alcun danno particolare. Ai Tolentini l’acqua è entrata solo in cripta e nei locali adiacenti mentre a San Pantalon nella canonica. Solo a San Polo non è stato possibile arginare l’entrata dell’acqua che ha invaso tutto il corpo della chiesa con uno strato di 10 cm. Il pavimento sembra non averne risentito, anche se il salso sicuramente nel tempo farà la sua parte. A rovinarsi però sono stati gli armadi a muro in legno che si sono impregnati d’acqua.
Francesca Catalano