Il risultato immediato balza agli occhi: in fondamenta, in calle, in campo i gabbiani sono notevolmente diminuiti. Per non dire spariti. Tolta l’immondizia da terra – con il nuovo sistema di raccolta che Veritas ha introdotto nei vari sestieri di Venezia – i gabbiani hanno perso la loro principale fonte di cibo.
E non hanno ragione di scorrazzare a terra. Ma scordiamoci la loro immediata scomparsa. «Sono una specie “vincente”, cioè che sa adattarsi molto rapidamente ai cambiamenti ambientali. E questo rende i gabbiani particolarmente resistenti e difficili da contrastare. Per arrivare a una vera diminuzione della popolazione, servirà del tempo», spiega Francesca Coccon, veneziana, ricercatrice ambientale e ornitologa, che sta guidando per il Corila un monitoraggio commissionato proprio da Veritas.
Lo scopo è quello di verificare i risultati ottenuti con il cambiamento di raccolta dei rifiuti: da ottobre 2016, dopo una prima sperimentazione in zona Salute-Accademia, è stata introdotta la nuova modalità che impone all’utenza di tenere la spazzatura in casa fino al passaggio degli operatori, che suonano il campanello e prendono in consegna i sacchetti. A questo si aggiungono varie zone di raccolta dove gli utenti possono consegnare la spazzatura – sempre rispettando i giorni della raccolta differenziata – nel caso non sia per loro possibile attendere il passaggio dei netturbini. A ottobre 2016 il sistema è stato introdotto a Dorsoduro, nel marzo 2017 è stato ampliato a Santa Croce e San Polo, poi a San Marco, a Cannaregio e adesso (dall’8 maggio) si completa con Castello.
«Il nostro monitoraggio – spiega la ricercatrice – è iniziato nel marzo del 2017 a Dorsoduro e Santa Croce, concludendosi a novembre. Ora stiamo proseguendo con Cannaregio-Castello e termineremo a dicembre. L’obiettivo è censire e monitorare la popolazione urbana del gabbiano reale, in relazione alla presenza dei rifiuti e ai metodi di raccolta».
Un fenomeno esploso negli ultimi 30 anni. Per capire il problema è necessario partire da un dato storico: «Negli ultimi 30 anni la presenza dei gabbiani nei centri abitati è esplosa. E a Venezia il gabbiano reale ha trovato un ambiente ottimale, per la grande disponibilità di cibo, sotto forma di spazzatura, e perché i siti di nidificazione sono ben protetti, trovandosi su tetti, campanili e altane».
La conseguenza, spiega Francesca Coccon, sono quegli effetti indesiderati che tutti ben conosciamo: «Disturbo acustico, soprattutto nel periodo riproduttivo; comportamento sempre più aggressivo, specie quando si tratta di proteggere il nido o quando viene avvertita una situazione di pericolo; degrado dovuto allo spargimento di rifiuti in strada, dato che i gabbiani tendono a rompere i sacchetti in cerca di cibo».
Habitat favorevole da una parte, caratteristiche particolarmente vincenti dall’altra hanno portato alla sua rapida espansione demografica: «Parliamo di successo riproduttivo che sfiora il 100%: i gabbiani reali hanno una covata all’anno, producono tre uova che evolvono senza problemi, non essendoci predatori, in altrettanti piccoli».
Il risultato è stato che, a livello italiano, si è passati dalle 24-27mila coppie nel 1983 alle 45-60mila coppie calcolate nel 2006.
«A Venezia centro storico l’ultimo dato risale a uno studio del prof. Mainardi, del 2005, nel quale si contavano 24 nidi, equivalenti a 24 coppie. Ma poi si è assistito a una crescita esponenziale, come confermano i primi dati del monitoraggio eseguiti lo scorso anno. Nella sola zona Dorsoduro-Santa Croce abbiamo stimato la presenza di 143 coppie che equivarrebbe a circa 5-600 coppie per tutto il centro storico».
Cosa sta cambiando con la nuova differenziata. Il monitoraggio ha il duplice obiettivo di “contare” gli esemplari e individuare alcune criticità, rappresentate dalla maggiore concentrazione di gabbiani in relazione alla presenza di rifiuti. Ma, oltre alla fotografia “statica” della situazione, c’è anche un dato “dinamico”, che riguarda alcuni primi cambiamenti registrati con l’avvento del nuovo sistema di raccolta. «A Dorsoduro Santa Croce – riferisce la project manager della ricerca – abbiamo contato una riduzione del 90% dei sacchetti e una riduzione del 60% dei gabbiani reali a terra. Significa che la formula introdotta da Veritas è vincente».
Attenzione: parliamo di gabbiani a terra, quelli che stazionavano in fondamenta o in calle a caccia di cibo dentro i sacchi di rifiuti. Spariti i sacchi, sono volati via anche i gabbiani. Ma non se ne sono certo andati definitivamente.
Spariti a terra, ma ancora presenti in città. «Intanto abbiamo notato uno spostamento in alcune zone, dove il reperimento del cibo risulta più facile: in particolare nei campi, dove gli spazi larghi e la buona visibilità rappresentano per loro la condizione ideale. Qui poi si somma la presenza di bar, ristoranti e tutti quelle attività di street food che hanno aperto di recente. Altre fonti di cibo localizzate arrivano ad esempio dalle bancherelle del pesce, come il mercato di campo Santa Margherita. Purtroppo ci sono anche aree di abbandono di sacchi di rifiuti, da parte di persone che non rispettano il nuovo sistema di raccolta e che diventano fonti di attrazione».
E poi i gabbiani, come si è detto, sanno adattarsi: «Ad esempio ora si concentrano nelle aree più frequentate, specie dai turisti, ben sapendo che da loro arriveranno pezzi di panino, di pizza, o di altri snack inavvertitamente – o colpevolmente – caduti per terra. E non hanno alcuna paura delle persone».
Sono talmente sprezzanti del pericolo che sono arrivati a “rubare” il cibo direttamente dalle mani delle persone. Negli ultimi tempi ci sono state fotografie che hanno documentato il fenomeno, soprattutto in Piazza San Marco: il gabbiano appostato plana rapidamente sul panino pochi istanti prima che il malcapitato o la malcapitata lo possa addentare. «Alla Toletta, per fare un esempio, c’è un gabbiano che ha scelto di stazionare sulla muretta di fronte al negozio di kebab/pizza al taglio, certo che da lì, attraverso i clienti, arriverà un sicuro approvvigionamento di cibo». Inoltre hanno imparato a mangiare i granchi che sono nei canali e a cacciare i colombi…
Gabbiani pendolari. Per adesso, quindi, il numero complessivo dei gabbiani in città non è diminuito. «Teniamo anche conto del fatto che un gabbiano può percorrere anche 50 chilometri al giorno alla ricerca di cibo. E’ una particolare forma di pendolarismo», sottolinea Francesca Coccon. Alla peggio, insomma, il gabbiano fa una gita e porta a casa la pagnotta. Tornandosene poi tranquillamente al proprio nido in città.
Come fare, allora, per ridurre la popolazione dei gabbiani? «Per adesso è difficile ridurne il numero, ma la ridotta disponibilità di cibo collegata alla diversa modalità di raccolta dei rifiuti porterà a dei risultati sul lungo periodo. In particolare – sottolinea la ricercatrice – ci aspettiamo un calo del successo riproduttivo. Essendoci minore disponibilità di cibo, sarà più difficile sfamare tutti i piccoli. L’effetto però si vedrà sul lungo termine, anche perché un gabbiano vive mediamente 15 anni, ma può arrivare anche a 30».
La strada imboccata è quella giusta. E già il fatto di non avere più resti di rifiuti sparsi in strada da gabbiani è un notevole balzo in avanti.
Serena Spinazzi Lucchesi