Una chioma di capelli biondi, sorriso contagioso, occhi vivaci e carattere carismatico. Originaria del Lido, dov’è cresciuta e vive tuttora, in attesa del voto di laurea in Economia aziendale e appassionata alla palestra – la pesistica accompagna le sue giornate fatte di studio e lavoro – Margherita Baseotto si presenta così, raccontando di quanto abbia preso seriamente il suo ruolo di donatrice Avis.
Sì, perché lei, a soli 22 anni, ha già raggiunto un numero di donazioni di sangue da record: ben 41 da quando si è recata al Centro trasfusionale del Civile per la prima volta. Quando cioè aveva compiuto 18 anni da pochi giorni, decisa a dare il proprio contributo con un gesto tanto generoso quanto significativo. «Prima di diventare maggiorenne – ricorda la giovane che lavora part-time nello studio di un commercialista – ho iniziato a chiedere informazioni a mia mamma che non andava a donare ormai da un po’. Poi, compiuti i 18 anni, l’ho convinta a tornare con me. È bello poter fare questo gesto assieme».
Se per il suo futuro Margherita immagina una magistrale in Marketing e Comunicazione, sperando di poter lavorare un giorno all’interno di un’azienda o applicando quanto studiato al mondo dell’attività sportiva, l’oggi parla di una ragazza determinata, che non ha rinunciato a donare nemmeno in tempo di lockdown. Anzi, in quei giorni di quarantena è andata al Centro due volte, convincendo ad accompagnarla non solo la madre, ma anche un amico che il 15 marzo ha fatto la visita d’idoneità.
«Il lockdown non mi ha fermata. Tutti i mesi vado a donare il plasma e ogni sei il sangue e, nonostante il momento particolare che stavamo attraversando, non ho voluto saltare il mio appuntamento. Non ero preoccupata e ho cercato di rassicurare il mio amico. All’Avis erano ben attrezzati: eravamo tutti con la mascherina e ci hanno fornito guanti e gel igienizzante». Ma quello della donazione del sangue non è l’unico gesto solidale della ragazza che, dopo un incontro al “Benedetti” quand’era all’ultimo anno, in cui ha potuto ascoltare alcune testimonianze, ha deciso di diventare anche donatrice di midollo osseo, in attesa di risultare compatibile con qualcuno. «E da quel momento – dice Margherita – in me è scattato qualcosa. Ho riflettuto sul fatto che donare il sangue ti permette non solo di fare del bene agli altri ma anche di tenere sotto controllo i tuoi valori. Così ho deciso che l’avrei fatto ogni mese. Ai miei amici dico sempre: pensate se un giorno un vostro familiare avesse bisogno di una sacca. A mia nonna, per esempio, un paio d’anni fa sono state fatte delle trasfusioni al che mi son detta che se non ci fossero persone che donano regolarmente, non avremmo abbastanza sacche per coprire il fabbisogno di tutti».
Una riflessione a cui se ne aggiunge un’altra, non meno importante: donare significa farlo per chiunque. «Non per una persona in particolare, quindi, ma attraverso un gesto che sappia andare oltre. La mia sacca potrebbe essere destinata a qualcuno che mi è vicino oppure no, ma io sto bene con me stessa ugualmente perché so di aver fatto qualcosa di buono», riflette Margherita il cui impegno è stato riconosciuto affidandole la gestione della pagina Facebook dell’“Avis giovani comunale Venezia”. «Sono molto attiva sui social e cerco di dare informazioni utili a chi le richiede. La prossima donazione? L’ho già prenotata per l’1 agosto con mia madre». E non appena l’età glielo consentirà, anche il fratello minore seguirà il suo esempio («mi ha chiesto se si può donare anche prima dei 18 anni») unendosi alla squadra dei giovani avisini veneziani.
Marta Gasparon