Sentirsi pronti in caso d’emergenza e costruire una rete di supporto attorno alle persone più fragili (bambini, anziani, disabili) in tempi “tranquilli”, lontani dalla situazione emergenziale che potrebbe capitare. Questo l’obiettivo di “Venezia genti”, un progetto dedicato alla parte sensibile della popolazione duramente colpita dall’Acqua Granda. Affinché fenomeni eccezionali come quelli che si sono verificati in una notte tanto drammatica, in futuro possano essere fronteggiati al meglio. Perché se da un lato la speranza è che episodi come quelli del 12 novembre rimangano solo un lontano ricordo, oggi anche grazie al Mose entrato per la prima volta in funzione sabato scorso, dall’altro è ormai assodato che il cambiamento climatico – e gli eventi atmosferici ad esso legati – sia una realtà da non sottovalutare.
La collaborazione tra associazioni e Agesci. «L’anno scorso ci siamo trovati impreparati. Per questo è importante che ora ci sia una maggiore organizzazione», riflette Valentina Paulon, di “Red carpet for all”, associazione di promozione sociale che ha dato il via al progetto in partenariato con i giovani di “Venice calls” (che tanto si sono dati da fare nei giorni seguenti all’emergenza) e in collaborazione con Agesci Scout Venezia e isole. Un’iniziativa della durata di nove mesi e cofinanziata dal fondo sociale europeo attraverso il Pon Metro Venezia 2014-2020, bando welfare “La città SIcura di sé”, in collaborazione con il Comune, la cui genesi affonda le radici in un’esperienza vissuta da Paulon in prima persona. Quando cioè, la notte dei 187 cm, per motivi di sicurezza si è ritrovata a dover abbandonare la propria abitazione al piano terra insieme alla figlia disabile, cercando ospitalità dagli anziani zii. «Al che ho pensato che bisognava fare qualcosa – continua Paulon – perché le stesse problematiche potevano essere toccate anche ad altri. E questo progetto è stato una risposta. Nei giorni successivi al 12 novembre sono girati in città tanti volontari, talvolta in modo un po’ disordinato. Certo, persone che hanno voluto dare una mano e che sono state molto utili, ma mi sono resa conto che il bisogno vero era durante l’emergenza. Per questo ho pensato fosse importante realizzare, con i mezzi a disposizione di una piccola associazione, un progetto pilota per creare un modello di supporto che attivi il buon vicinato».
Una rete di “buon vicinato”. Insomma, l’obiettivo è quello di creare una «rete di prossimità». Per riunire sia chi voglia dare una mano (associazioni e singoli cittadini) in caso di necessità, anche semplicemente per alzare gli elettrodomestici o per dare ospitalità, sia chi abbia bisogno di supporto. Persone anziane che spesso, per pudore o per paura che in casa non sia tutto perfettamente a norma, faticano a chiedere aiuto. «Il mio appello? Vorrei che queste persone vincessero la loro reticenza. Quello che sta prendendo forma è un piccolo progetto, ma l’idea è proprio quella di studiare un sistema che possa funzionare. Intanto pensiamo a porre le basi e poi, in futuro, si vedrà. Stiamo entrando in contatto anche con altre associazioni ed enti per collaborare, in modo che la Protezione civile sia contattata in caso di pericolo di vita, mentre i volontari possano intervenire in situazioni di disagio».
Mappatura delle persone più a rischio. Tra gli obiettivi del progetto, oltre alla mappatura su auto segnalazione delle persone più a rischio (a Venezia ne manca ancora una degli abitanti al piano terra) e all’individuazione di punti di ricovero di prossimità in caso di allagamento, anche la realizzazione di piani individuali per fronteggiare l’emergenza e l’organizzazione di incontri. «In cui spiegare alla popolazione come comportarsi, chi chiamare. Quello che tra l’altro viene già fatto negli Stati Uniti prima dell’arrivo di tifoni e tornado». (telefono: 377.087.22.58 – email: veneziagenti@gmail.com)
Marta Gasparon