Manca un niente per arrivare a quota mille: sono 987 i pubblici esercizi attivi a Venezia (città storica). E sono aumentati di più del 10% in soli cinque anni: erano 883 nel 2012 e sono 987, appunto, al termine del 2017 (ultimo dato utile).
Un po’ come dire che ogni cinquanta veneziani c’è un bar, un ristorante, una gelateria o una pizzeria. Una concentrazione da Guinness dei primati, insomma.
Anche a partire da questi dati, la Giunta comunale di Venezia ha dato il via alla proposta di delibera delle modifiche al regolamento comunale per limitare le nuove aperture di attività di somministrazione di alimenti e bevande.
Le modifiche arrivano a cinque anni dall’entrata in vigore della Deliberazione del blocco di nuovi pubblici esercizi nelle sei aree di tutela della città antica che ha comportato da un lato una concentrazione massiva di nuove aperture di locali di somministrazione nelle aree “libere” e contemporaneamente il proliferare, in particolare nelle zone oggetto di blocco, di esercizi di vendita e consumo di cibo per asporto, il cosiddetto “food take away”, e di somministrazione non assistita, con un abbassamento dello standard di qualità del prodotto e con una alterazione e compromissione del decoro urbano.
Nel periodo 2012/2017 le nuove aperture, in considerazione del blocco negli ambiti di tutela, si sono concentrate soprattutto lungo le direttrici di traffico che portano da Piazzale Roma e dalla stazione ferroviaria verso San Marco mentre appunto nelle aree già soggette a blocco si è assistito all’apertura di attività di vendita di prodotti alimentari finalizzate al consumo su pubblica via.
“Al fine di integrare e rafforzare le misure già intraprese a fronte dell’impegno concreto e continuo assunto dal Comune di Venezia nella gestione e nella tutela della salvaguardia del Sito Unesco Venezia e la sua Laguna – commenta l’assessore al turismo Paola Mar – abbiamo deciso una revisione dei criteri di qualità dei locali e della gestione per l’insediamento delle attività di somministrazione alimenti e bevande aperte al pubblico, nonché dei criteri per l’insediamento delle attività di “somministrazione non assistita”, che contemperi la tutela del cittadino con quella degli interessi di carattere generale”.
Il nuovo regolamento prevede l’estensione all’intera Città Antica con esclusione delle zone di Sacca Fisola, Santa Eufemia, Redentore e Tronchetto oltre ad un allargamento e innalzamento dei punteggi di credito di qualità richiesti per una nuova apertura anche per alcune zone di Mestre. La proposta di delibera passa ora alla valutazione delle commissioni e al voto del Consiglio comunale che può autorizzare l’insediamento di attività di somministrazione alimenti e bevande aperte al pubblico in deroga al presente provvedimento ove ne ravvisi il pubblico interesse. Per farlo, però, dovrà avere riguardo della qualità delle strutture e dell’alta gamma dei servizi offerti, della loro specifica localizzazione nell’ambito del centro storico, della loro capacità di innescare processi di riqualificazione degli spazi pubblici circostanti, dell’uso razionale ed unitario degli immobili ed dell’impatto occupazionale e indotto economico derivante.