I banchi che galleggiavano come fossero barchette, gli infissi divelti dalla furia del vento, l’acqua che entrava non solo da sotto ma anche dai lati e dalle volte dei tetti danneggiati… Abbiamo tutti negli occhi le immagini delle chiese veneziane devastate dalla grande acqua alta dello scorso 12 novembre. E ricordiamo bene il racconto dei parroci intervenuti subito per salvare il salvabile, con l’aiuto di numerosi volontari. A un anno di distanza da quella terribile notte, tutte le chiese sono ritornate agibili, grazie agli interventi di ripristino immediati resi possibili dai rimborsi garantiti dallo Stato, che già lo scorso 14 novembre decretava lo stato di emergenza e nominava il sindaco di Venezia Commissario per la gestione dei fondi trasferiti da Roma. Privati cittadini, negozianti, artigiani e, appunto, anche parroci, hanno così presentato domanda per essere risarciti dei danni subiti dalla marea eccezionale. E per quanto riguarda i danni nelle chiese, la Diocesi ha attivato un ufficio, guidato dall’architetto Andrea Gallo, per assistere i parroci nell’elaborare le domande, una volta quantificati i danni, anche di concerto con la Soprintendenza.
Risarcimenti fino a 20mila euro per il ripristino immediato. Due i filoni di risarcimento previsti: il primo per il ripristino immediato della funzionalità dei luoghi danneggiati, fino ad un massimo di 20mila euro. Nel caso delle chiese, dunque, sono stati risarciti quegli interventi volti a consentire le attività di culto. Il secondo filone, invece, riguarda i risarcimenti dei danni strutturali, quelli più consistenti, che richiederanno più tempo nell’esecuzione. E che necessiteranno di cifre di rimborso più imponenti. Per quanto riguarda il primo tipo di risarcimento, quello fino ad un massimo di 20mila euro, sono state presentate 81 pratiche, relative ad altrettante chiese, per un totale di 1.410.341 euro. «Di queste – spiega l’architetto Gallo – 63 pratiche sono già state liquidate, mentre ne mancano ancora 18». Si tratta di interventi che in buona parte sono stati realizzati nelle settimane immediatamente successive all’evento eccezionale, anche perché contraddistinti dal carattere di urgenza. Anche se alcuni lavori sono stati poi interrotti dal lockdown e sono stati ripresi quest’estate: «Prima di tutto sono stati ripuliti i pavimenti, attuando un procedimento di desalinizzazione, che ha riguardato anche le murature, tutti gli elementi lapidei, gli arredi, le predelle, i paliotti. Si è intervenuti anche sui banchi, rovinati dall’acqua e in alcuni casi con evidenti marcescenze. Così come sui confessionali: tutti elementi funzionali al ripristino delle attività di culto. Altri interventi – prosegue l’architetto – hanno riguardato gli impianti elettrici e quelli di riscaldamento danneggiati dall’acqua. Inoltre si è intervenuti sulle coperture, dato che l’evento di marea è stato accompagnato da un vento fortissimo, che ha danneggiato diverse coperture, facendo entrare così l’acqua piovana dai tetti». Questa fase di ripristino, che ha coinvolto una ventina di ditte del territorio, si è conclusa entro i termini fissati dal Commissario all’emergenza: era infatti previsto che i rendiconti dovessero essere presentati entro il 31 ottobre, anche se proprio in questi giorni è arrivata una proroga al 13 novembre.
Altri lavori per 3,8 milioni. Ci sono poi gli interventi più complessi, per importi superiori ai 20mila euro, che richiederanno tempistiche più lunghe. Riguardano 33 edifici per un ammontare di 3.836.279 euro. In totale, dunque, le chiese di Venezia hanno subito danni per oltre 5 milioni di euro. «Sono tutti interventi concordati con la Soprintendenza, definiti dopo una serie di sopralluoghi mirati, coordinati e supervisionati dal Delegato patriarcale don Gianmatteo Caputo», spiega ancora l’architetto Gallo. I fondi per questo tipo di contributi purtroppo non sono ancora stati stanziati dal Governo e dunque molti di questi lavori non sono potuti partire. A un anno dalla marea record ci sono ancora tanti danni da riparare e ci vorrà ancora tempo prima di poter cancellare definitivamente i segni di quella notte terribile.
Serena Spinazzi Lucchesi