Aver sperimentato la generosità delle persone, anche in un momento difficile per tutti. Questo, forse, il regalo più prezioso ricevuto dall’Emporio della solidarietà di S. Alvise, a Cannaregio, a pochi giorni dal suo primo anno di vita.
Un anniversario, quello del prossimo 7 novembre, che porta con sé la consapevolezza di aver avuto tanto quando ciascuno di noi ha dovuto fare i conti con una quotidianità diversa. Fatta di abbracci negati, di sorrisi celati da una mascherina e di difficoltà economiche che il lockdown ha messo in evidenza ancora di più. In una città già provata dall’Acqua Granda dello scorso 12 novembre… Perché è proprio quando il Paese si è fermato che l’Emporio ha toccato davvero con mano quanto Venezia sia solidale. E il bilancio di Anna Brondino, presidente dell’associazione “Corte del Forner” che ha dato vita a questa realtà, oggi non può che partire da qui.
Venticinque i volontari attivi. «Tanta la collaborazione da parte della gente comune – sottolinea – come anche dei supermercati locali. Ringrazio la Curia, nella figura del Patriarca, la Caritas e l’amministrazione comunale che ci ha assegnato uno spazio in più, provvisorio, per poter stoccare la merce. Penso poi alla piccola Giulia che ci ha donato i suoi risparmi e a tante altre realtà che non ci hanno fatto mancare il proprio contributo. Nonostante tutto, è stato un anno ricco di cose belle». Dodici mesi che hanno richiesto una certa organizzazione e in cui il gruppo di volontari – circa 25 persone che si sono suddivise gli incarichi – si è rimboccato le maniche, «spendendosi oltre lo spendibile. Senza di loro nulla sarebbe stato possibile», continua Brondino, raccontando come l’Emporio sia stato letteralmente travolto dallo stop forzato della primavera scorsa. «Siamo partiti sostenendo 5 famiglie, poi 20. Fino ad arrivare a 150 durante il lockdown. Ora? Sono più o meno un centinaio, in molti casi persone singole oppure nuclei familiari numerosi».
Vecchie e nuove povertà. E l’aiuto è rivolto a categorie differenti: dai genitori con figli, agli anziani. Per lo più situazioni di nuova povertà legata ad un lavoro in ambito turistico che manca. A cui s’aggiungono casi di disagio sociale. «Famiglie eterogenee anche dal punto di vista della nazionalità. Insomma, c’è un po’ di tutto. Nei mesi scorsi abbiamo aiutato anche la comunità filippina, Casa S. Pio X alla Giudecca, la mensa della Tana, i frati del Redentore e le Carmelitane Scalze di S. Alvise». Una missione che non si è mai arrestata e che anzi, oggi vanta una novità. «Alcuni volontari hanno portato avanti un grande lavoro d’informatizzazione del magazzino – spiega Brondino – di modo da essere costantemente aggiornati sulle nostre scorte. Poniamo ci sia una carenza di scatolette di tonno: ci arriva un avviso affinché la persona deputata agli acquisti sappia in tempo reale ciò che serve». Un discorso a parte va riservato invece ai percorsi di “riscatto” e ai corsi che l’Emporio vorrebbe avviare quanto prima. Attività che l’emergenza sanitaria – e la conseguente situazione economica assai delicata – ha costretto però a rimandare. «Non abbiamo avuto il tempo di portare avanti tutto ciò che fosse collaterale alla distribuzione del cibo. È stato talmente importante intervenire in questo senso che non ci siamo potuti concentrare su altro. Ma sarà un nostro obiettivo futuro farlo». Un passo alla volta, prestando attenzione alla curva dei contagi in salita. «Per quanto l’Emporio venga sanificato ogni settimana e si faccia attenzione alle regole (igienizzazione delle mani, dispositivi di protezione indosso e non più di una spesa alla volta), stiamo valutando di far restare a casa i volontari over 65», dice Brondino, soffermandosi sugli obiettivi prossimi più urgenti, alla luce della rete sociale proficua – da implementare – venutasi a creare in questo periodo. Dall’aiuto nell’acquisto di materiale scolastico, al problema del pagamento delle utenze. Fino al tema dei farmaci («ho l’impressione non ci siano le risorse per comprarli»), che la presidente vorrebbe lanciare presto.
Marta Gasparon