Alla Domus Civica quest’anno la lingua più parlata è stata l’inglese. La casa della studente Acisjf vicino a Piazzale Roma si fa sempre più internazionale. Superato il momento critico del Covid quest’anno ha infatti ospitato 98 ragazze, di cui 22 in contemporanea provenienti da altre nazioni, cosa mai accaduta visto che di solito si arrivava ad un massimo di 5 ragazze straniere insieme. «Il clima di pura internazionalità ha aiutato le ragazze a crescere insieme, nel rispetto delle disuguaglianze che diventano ricchezza» commenta l’educatrice Laura Bresciani, sottolineando come la Domus Civica sia luogo di accoglienza e crescita in cui ci si sente a casa. Dopo l’arrivo spiazzante della pandemia, la Domus Civica è riuscita a rimanere aperta attraverso la generosità di molti sostenitori, tra cui il Patriarcato che, riconoscendone l’importante ruolo, ha donato 5 mila euro. «Con il primo lockdown erano rimaste in Domus 17 ragazze che, pur nella tragedia del momento, hanno potuto relazionarsi tra loro. Passato il momento più difficile – prosegue Bresciani – ci siamo chiesti come andare avanti. Lo stimolo ci è arrivato proprio dalle ragazze che rimaste a casa hanno chiesto di tornare. Non ci aspettavamo quest’anno di avere tutte le camere occupate, eccetto due che abbiamo tenute libere per eventuali casi di positività, ma soprattutto non pensavamo di avere ragazze provenienti da tutte le parti del mondo, tra cui: Kazakhistan, Sud Sudan, Iran, Afghanistan, Etiopia, Nigeria, Pakistan, Francia, Germania, Cile, e tutta l’Italia rappresentata. L’anno scorso eravamo arrivati appena a 43 ragazze». Felice del risultato anche il presidente Acisjf, Andrea Bianchini: «Non ce lo aspettavamo. Abbiamo superato la pandemia brillantemente, tra l’altro senza avere focolai». Quest’anno in casa si è parlato più inglese che italiano: «È stato bello sentire – aggiunge Laura Bresciani – che la lingua più usata era l’inglese, nessuno è rimasto escluso. Per la Domus è stato un valore aggiunto, sicuramente l’anno più arricchente. Si è respirato più che mai il carisma della casa che non guarda le differenze di pelle o religione. Nella condivisione si cresce culturalmente e come persone».
Ragazze russe e ucraine. La Domus Civica è poi stata esempio di integrazione anche nel momento dello scoppio della guerra in Ucraina: «Partito il conflitto, un’artista che ha esposto nelle nostre vetrine espositive ci ha chiamato dicendo che una sua amica stava cercando di portare in salvo in Italia le sue due sorelle chiedendoci di ospitarle. Subito accolte, sono poi rimaste poco nello studentato perché hanno presto trovato lavoro». Al momento del loro arrivo c’era anche una ragazza russa: «All’inizio avevamo paura che prendesse la nostra decisione come uno schieramento. Ma poi un giorno sentendola parlare del fatto che non è vero che tutti i russi sono per la guerra abbiamo capito che non avremmo offeso nessuno». Tra di loro fin dall’inizio c’è stata interazione, come conferma Alisa, originaria di Mosca arrivata a settembre per completare con l’Erasmus la laurea magistrale in Storia dell’arte iniziata in Francia: «Appena arrivate le ragazze ucraine abbiamo subito iniziato a dialogare. Non abbiamo però mai parlato della guerra, è un discorso doloroso e non serve svilupparlo. Parlarne ancora una volta avrebbe rischiato di fare ancora più male». E ricorda che anche per i russi non è una situazione facile: «C’è differenza tra lo stato e il popolo, le persone non hanno la possibilità di esprimere la loro opinione altrimenti vengono messe in prigione» dice, spiegando che in Russia scarseggiano i servizi e i giornali sono chiusi. Alla Domus, insieme ad Alisa, diverse le ragazze rimaste per l’estate: «Quest’anno avendo molte straniere non abbiamo voluto mandarle a casa per far posto ai turisti». Tra le ragazze rimaste in Domus anche due afghane supportate dalla Fondazione Elena Trevisanato e tre iraniane arrivate per studiare a Ca’ Foscari che, a neanche una settimana dal loro arrivo, hanno scoperto che le loro borse di studio non erano state attivate e sono state prontamente accolte dalla Domus tramite il Servizio immigrazione del Comune. «Mi piace molto qui, mi sento a casa» dice Mina. «Stare alla Domus per me è come stare in famiglia», continua Ziba – Mi piace il fatto che siamo ragazze di stati diversi, è un ambiente internazionale, sono entrata subito in confidenza con tutte e questo mi piace molto». Conferma anche Viviana dalla Germania: «Il clima in Domus è fantastico. La cosa più bella sono le persone e il rapporto che si crea con loro».
Francesca Catalano