L’input è arrivato dalla sua clientela affezionata. La stessa che nella prima settimana di avvio dell’attività non ha nascosto la propria soddisfazione per un’apertura rivolta ai veneziani. Quelli che resistono, legati nel profondo ad una città che dall’Aqua Granda ad oggi si è mostrata in tutta la sua fragilità. La pandemia ha svuotato Venezia dei suoi rumori, dei suoi visitatori, dei ritmi che ne scandivano le giornate, delle botteghe che hanno abbassato la serranda una dopo l’altra. Ma in un contesto come quello attuale – tanto difficile quanto delicato – c’è anche chi ha deciso di mettersi in gioco, lanciandosi in un’esperienza a servizio dei cittadini. Della nuova merceria e negozio di biancheria intima “SottoSopra”, in Barbaria de le Tole, Silvia Santi è la titolare. Lei, veneziana di nascita, è stata dipendente per vent’anni nella “Merceria Venezia”, in salizada San Lio, che ha chiuso i battenti nell’ottobre scorso per decisione dei proprietari. «È dispiaciuto molto non solo a me – commenta Silvia, il cui negozio fa orario continuato tutti i giorni, domenica esclusa – ma anche alla clientela, preoccupata perché uno dei negozi frequentati dai veneziani non ci sarebbe più stato. Così ho pensato di aprire una nuova attività spostandomi un po’ di zona ma vendendo i medesimi articoli».
A pesare nella scelta, anche la sua «anima veneziana». Un legame forte con le proprie origini, che Silvia riassume con queste parole: «Mi piace poter lavorare per chi vive in questa città, stare a contatto con loro. Quella lagunare è una realtà diversa, particolare rispetto alla terraferma. Per il momento sono entrati in negozio miei vecchi clienti, abitanti della zona ma anche tanti che vengono da più lontano, come da Dorsoduro e dalla Giudecca». Biancheria, calze, cerniere, bottoni d’ogni tipo e rocchetti di filo hanno ora preso il posto di un ottico, in una zona che negli ultimi anni ha assistito a non pochi cambiamenti. Uno su tutti, la chiusura della libreria francese dove ormai da anni è sorto un ristorante. Mentre è notizia di qualche giorno fa la cessata attività di un’altra merceria: “La marsareta” di Olga Carraro, a Castello.
Prodotti di qualità. «Vendo articoli da signora rigorosamente made in Italy, tengo a sottolinearlo. Prodotti di qualità, ad un prezzo accessibile, che riescono ad abbracciare un po’ tutte le esigenze, età e taglie non sempre facili da trovare in giro», continua Santi, soffermandosi sul problema degli affitti che andrebbero abbassati per incentivare sempre più nuove aperture. Esattamente com’è successo a lei. «La proprietaria del mio negozio mi è venuta incontro visto il periodo. C’è stato un accordo provvisorio legato alla situazione attuale». Ma come resistere, tenere duro in una realtà cittadina come questa? La commerciante veneziana ne è convinta: oltre ad un po’ di sano ottimismo – che a lei non manca – bisogna confidare che le cose cambieranno presto. «Venezia è Venezia. È una città unica – dice – e appena sarà possibile anche il turismo riprenderà». Ma se da un lato il visitatore rappresenta una risorsa ormai imprescindibile, con conseguente proliferazione di negozi di souvenir e paccottiglia, dall’altro non può e non deve essere vista come la sola che esista. Silvia ne è sicura ed evidenzia come questa fase di stop dovrebbe essere colta come un’occasione per ripensarsi. «Per “resettare” un po’ tutto – conclude la donna – e poter ricominciare daccapo».
Marta Gasparon