«Abbiamo già visto le prime tessere del pavimento muoversi». A pochi giorni dall’allagamento della Basilica di San Marco – per il picco di 187 cm, ma anche per le due successive maree che hanno superato i 150 cm, i primi danni sono già visibili. Lo splendido mosaico del pavone stilizzato all’ingresso, risalente al XIII secolo, sta perdendo le antiche tessere. «Già dopo l’acqua alta dello scorso anno avevamo detto “Mai più”. Mi addolora vedere quello che è accaduto in questi giorni», commenta il Procuratore di San Marco Pierpaolo Campostrini.
«In questo momento – prosegue – stiamo pulendo il Nartece, con più acqua dolce possibile per togliere il sale». Il problema è infatti la composizione salina dell’acqua alta, che impregna pavimenti, mosaici e muri: la risalita del sale determina poi il distacco di intonaci e, nel caso della Basilica, dei mosaici. Il lavoro incessante di restauro delle preziose tessere è dovuto appunto all’opera – lenta ma inesorabile – della salsedine. «Attendiamo, perché sappiamo che tanti danni si vedranno in seguito», spiega l’ingegnere che, insieme alla Procuratoria, sta coordinando gli interventi non solo nell’immediato ma anche per il futuro. «Lavoriamo su due fronti. Da una parte pulire e sorvegliare ogni parte della Basilica, in attesa di scorgere gli effetti di questi ultimi allagamenti. Ci vorranno ancora alcune settimane per questo. Dall’altra intendiamo operare con ancora più convinzione, nella progettazione e realizzazione di opere che tengano distante dalla Basilica l’acqua alta. Sono opere di prevenzione, alcune già messe in cantiere». C’è ad esempio – già realizzato – il cosiddetto “mini Mose” che, grazie a un sistema di mini paratie all’interno dei cunicoli sotterranei, ora tiene la Basilica all’asciutto dalle acque medio-basse, pari a 65 cm, che però allagano parte della Piazza e il Nartece per decine di giorni all’anno.
Interventi di messa in sicurezza. Altri interventi sono previsti per evitare che l’acqua entri in cripta: «Ad esempio posizioneremo un vetro antisfondamento nella finestrina da dove l’acqua è entrata». Interventi minimi, altri invece molto più importanti come quello che impedirà all’acqua di penetrare dal Rio della Canonica. Oppure, tornando alla cripta, occorrerà una nuova impermeabilizzazione perché le resine che risalgono all’intervento di impermeabilizzazione voluto negli anni ’90 dal Proto Ettore Vio oramai sono deteriorate. C’è un lavoro immane da compiere e si stima che occorrano almeno 10 milioni di euro per questa serie di interventi, necessari a salvare un bene architettonico che è patrimonio della cristianità e di tutta l’umanità. In questo senso si registra almeno una buona notizia: l’arrivo di fondi da tutto il mondo. «Finalmente si è compresa la fragilità della Basilica anche all’estero. E dalla comprensione si è passati subito all’azione: stanno arrivando donazioni da Paesi, associazioni, comitati privati, singole persone. Ora non ci resta che organizzare gli interventi nel migliore dei modi per mettere in sicurezza la Basilica, ma al tempo stesso per lasciare che sia sempre fruibile dai fedeli e dai visitatori. Nell’ambito dei progetti – chiude Campostrini – rientra anche quello di bigliettazione elettronica, che comporterà un modo diverso ma più sicuro di visitare San Marco».
Serena Spinazzi Lucchesi