«Mancano almeno due anni all’innalzamento di tutte le barriere del Mose. Ma quello che è accaduto il 12 novembre potrebbe capitare domani. E comunque succederà ancora, sicuramente. Non è che dopo l’evento drammatico possiamo stare tranquilli per un po’. E se la Basilica è invecchiata di vent’anni con l’acqua alta di fine ottobre 2018, stavolta è invecchiata ancora di più. E per un “vecchio” di quasi mille anni questo è molto grave».
Carlo Alberto Tesserin, Primo Procuratore di San Marco, lancia di nuovo l’allarme. L’ha fatto più volte, in questi anni, e adesso lo ripete con accresciuta preoccupazione: «Negli ultimi 53 anni, dall’acqua alta drammatica del 1966, abbiamo perso tempo. Tant’è vero che il Mose, dopo più di mezzo secolo, non c’è ancora. Ma noi, con San Marco, non vogliamo fare la stessa fine del Mose».
Perciò la Procuratoria ha deciso di giocare d’anticipo. Farà essa, da sola, quanto gli altri non hanno fatto. Perciò ha iniziato a redigere due progetti: uno che difenda la Basilica a est, dalla parte di rio della Canonica; l’altro sui rimanenti tre lati.
Il primo progetto è già decisamente precisato: «Entro la fine del prossimo gennaio – precisa il Proto, l’architetto Mario Piana – depositeremo il progetto esecutivo. E in un tempo variabile fra i nove mesi e l’anno dovremmo completarlo».
Si tratterà di impermeabilizzare tutti i cunicoli, installando valvole per la chiusura delle condotte e posizionando pompe per l’estrazione delle acque. Un sistema che dovrebbe difendere in particolare la cripta, così come i cortili retrostanti la Basilica.
Per l’altro progetto si è più indietro. Intanto perché bisognerà realizzarlo al di fuori della chiesa, quindi su superficie di proprietà comunale, non della Procuratoria. Quindi bisognerà mettere d’accordo più soggetti. Poi perché è oggettivamente più complicato trovare una soluzione efficace ma al tempo stesso accettabile dal punto di vista estetico e della fruibilità.
«Però non c’è alternativa a una barriera fisica», sottolinea Piana. Le ipotesi sono tante e altrettante potrebbero essere individuate a breve. Si va dal parapetto che circondi la Basilica ai “salsicciotti”, cioè elementi gonfiabili, che in caso di alta marea si riempiano d’aria o di acqua e che fungano da barriera. Un’ipotesi simile, sia detto per inciso, era stata fatta anche prima del Mose, per bloccare l’ingresso dell’acqua alle tre bocche di porto.
Ad ogni modo, il tempo stringe e la Procuratoria intende accorciare le attese usando, appunto, una strategia ben chiara: pensare in autonomia soluzioni utili e offrirle – perfino donarne i progetti – alle autorità pubbliche che devono autorizzare e, almeno in parte, finanziare gli interventi. Fare da apripista, insomma, per spicciare le attese e non dover alla fine rammaricarsi di non aver fatto tutto il possibile.
Giorgio Malavasi