Per la manutenzione di un’imbarcazione tradizionale non basta lo squero: per forcole e remi occorre l’intervento di un remer e tra i pochi rimasti a Venezia a svolgere questo mestiere c’è il “Forcolaio matto” Piero Dri, laureato in astronomia a Padova, ma artista e artigiano per scelta.
«Ho sempre vogato, da quando ero piccolissimo – racconta Dri nella sua bottega a Cannaregio – mi ricordo che già quando avevo 3 o 4 anni salivo sul sandalo di mio nonno. Pur frequentando l’università da pendolare, sentivo che stavo perdendo il legame con Venezia e per questo ho deciso di dedicarmi a questo mestiere». Racconta poi la scelta di un nome così particolare: «Pur lavorando anche sui remi, preferisco le forcole e per questo mi sono definito “forcolaio”, benché il termine in realtà non esista. “Matto”, perché così mi chiamavano le persone quando ho aperto la bottega dopo la crisi del 2007-8, ma per me è un augurio alla città di avere più imbarcazioni a remi in futuro».
L’arte dei remeri a Venezia era custodita da una corporazione riunitasi nel 1307 e per Piero Dri, che ha imparato questo antichissimo mestiere dal maestro Paolo Brandolisio, è una responsabilità portarlo avanti: «Bisogna lavorare nel migliore dei modi, curando tutti i dettagli – spiega – perché altrimenti si rischia di perdere le caratteristiche tipiche dei pezzi. L’artigiano deve essere una persona che padroneggia il mestiere e che tramite l’esperienza soddisfa il cliente con dei prodotti di qualità».
L’estetica applicata alla funzionalità. Ogni forcola è realizzata a partire da un tronco d’albero stagionato, solitamente di noce, ciliegio o pero, e dopo il taglio passa attraverso una parte delicata di lavoro manuale che porta alla creazione di una forcola su misura, rifinita ad olio. La qualità si riscontra in tutte le opere di Dri, anche nelle forcole artistiche che vengono richieste come regali o come souvenir: «Ogni tanto realizzo alcune forcole diverse dal solito per evasione, per poter applicare delle tecniche diverse – racconta – ma ogni forcola segue i principi del design, cioè ha dei canoni estetici basati sulla funzionalità. Ogni forcola, anche artistica, è potenzialmente utilizzabile». Tuttavia l’artigiano sottolinea che le forcole artistiche costituiscono una parte minore della sua produzione perché preferisce realizzarle per chi le può sfruttare: regatanti, gondolieri, privati cittadini della zona ma non solo, a volte le remiere. «La bottega artigiana ha anche un valore sociale ed è importante per il tessuto urbano» osserva Piero Dri. E aggiunge: «Nello stato attuale di Venezia questo lavoro sembra anacronistico. Perché la situazione migliori bisognerebbe promuovere la voga nelle scuole e il Comune dovrebbe sostenere le remiere e incentivare l’acquisto di imbarcazioni tradizionali. Si creerebbe così un circolo virtuoso che potrebbe portare anche nuovi posti di lavoro».
Camilla Pustetto