«No all’individualismo, tentazione di sempre che vive anche oggi in ogni forma di separazione ecclesiale e civile». Il Patriarca, inaugurando insieme al sindaco Luigi Brugnaro, il ponte votivo del Redentore, nel tardo pomeriggio di sabato 15 luglio, ha sottolineato un pericolo ma anche alcuni valori fondanti di una città come Venezia.
Lo ha fatto soffermandosi sull’immagine del ponte, «opera di ingegneria ma anche simbolo. Vederlo così affollato in questo momento, vederlo come luogo di transito da una sponda all’altra richiama qualcosa cui la nostra società non può venire meno: identità e relazione, accoglienza, legalità».
Quattro principi, questi, che sono alla base dell’esistenza di una comunità civile e sottostanno anche alla storia secolare della città d’acqua: «Noi – ha proseguito mons. Moraglia – stiamo rinnovando un gesto antico in cui crediamo. Da veneziani abbiamo una storia e sappiamo che la storia dà dignità. Perciò vogliamo Venezia libera, forte, accogliente e responsabile. Venezia, cioè, che rifugga dall’individualismo».
Una tentazione, questa, antropologicamente fondata ma che culturalmente va rifuggita: «Non dimentichiamo che siamo persone, cioè identità in relazione. Non possiamo essere unicamente impegnati ad affermare un’identità che non voglia essere relazione. O una relazione che prescinda dalla propria identità e dalla propria storia».
Il che, proiettato sul ruolo e sul compito della città, si può dire così: «Venezia è grande se rimane unita, se guarda l’insieme delle sue caratteristiche nella storia antica e recente, la Venezia della terra e quella del mare e dell’acqua».
In un momento in cui si stanno approssimando nuove chiamate del popolo per decidere sul futuro della città, le parole del Patriarca pongono una rilevante occasione di riflessione. Che mons. Moraglia, chiudendo il suo intervento per l’inaugurazione del ponte, racchiude in un invito: quello alla responsabilità, dei politici e dei cittadini.