«È come essere in una noce di cocco. E passare Capo Horn in una “noce di cocco” fa un po’ impressione». L’ufficiale riconosce che quello è stato il momento più difficile nei due anni di giro del mondo trascorsi a bordo della nave Vespucci.

Per quanto lunga 101 metri e con un pescaggio di 7,3 metri, il veliero più famoso d’Italia e forse del mondo è piccolino e con un fondo tondeggiante, da “noce di cocco”, per solcare in tranquillità le acque spesso tempestose attorno al punto più a sud dell’America meridionale.
Ma la Vespucci ci è riuscita e, attraccata in riva di Biasio, a Venezia, venerdì 28 marzo la nave scuola della Marina militare è percorsa da migliaia di visitatori nel suo primo giorno in laguna.
L’ufficiale, con pazienza, risponde alle curiosità di tutti: “Anche schivare un tifone nel mare del Giappone è stata un’esperienza tosta”.
Però le soddisfazioni e i momenti belli sono stati tantissimi, così come l’impegno continuo di tutti i 250 membri dell’equipaggio.
E, accanto e aldilà dell’impresa, ciò che davvero fa la differenza è quanta umanità c’è: «Le relazioni con le persone con cui condividi gli spazi e le giornate – sottolinea l’ufficiale – fanno la differenza».
E il bilancio, insomma? «Fare il giro del mondo sulla Vespucci è stato il coronamento di un sogno. Però non chiedetemi di farlo una seconda volta…».
Giorgio Malavasi