«La mia gioia più grande? Quella di vedere persone con difficoltà nel camminare, riuscire a farlo anche grazie alle mie scarpe». Le scarpe, «prodotte su misura o con opportuni accorgimenti che aiutino e favoriscano la deambulazione», sono quelle di Antonio Moressa, 71 anni, calzolaio e commerciante che verrebbe da definire d’altri tempi, anche se, in realtà è molto più attuale di quanto si pensi. Proprio ora, infatti, l’attività festeggia i 75 anni: una tradizione, tramandata di padre in figlio, che non si ferma. «Mio papà – racconta Antonio – faceva le scarpe per le persone che uscivano dalla poliomielite, e da allora questo tipo di calzatura su misura, anche per persone con problemi, è divenuta pure la mia specialità».
Era il 1942, settantacinque anni fa, appunto, quando venne fondata la ditta Moressa snc da Alessandro Moressa, trasferitosi al Lido di Venezia da Vigonovo, paese della Riviera del Brenta, già all’epoca conosciuta come “patria della calzatura”. Il fondatore iniziò come artigiano con riparazioni e scarpe su misura in via Sandro Gallo. E oggi siamo alla terza generazione, resistendo alla crisi, a ogni sorta di concorrenza industriale, “all’invasione” dei cinesi. Nel nome dell’artigianato e del valore dei prodotti di qualità, fatti a mano. Un segno distintivo, questo, che è alla base dei festeggiamenti del 75 compleanno che verrà condiviso, domenica 19, insieme a clienti e amici, attesi in negozio dalle ore 17 di domenica per un brindisi, “un’ombra e un cichetto” in perfetto stile veneziano.
Una piccola mostra fotografica. In negozio è stata allestita anche una piccola mostra fotografica che ripercorre le tappe più importanti di questa attività commerciale a conduzione familiare. Nel 1957 Alessandro scelse di affiancare alle scarpe su misura anche la vendita di calzature di fabbrica, ma sempre artigianali. Nel 1961 Alessandro coinvolse i due figli: prima l’ingresso di Antonio, attuale titolare, chiamato Toni, che imparò dal papà tutta l’arte della calzatura fatta a mano e della riparazione. Cinque anni dopo toccò all’altra figlia, più giovane, Rosalia, pure lei ancora oggi sulla breccia con grinta ed entusiasmo. E da vent’anni a questa parte, a completare il quadro familiare e a tramandare nozioni, conoscenza e segreti del mestiere, dietro al bancone c’è la figlia di Toni, Anna. «Venezia si fonda sull’artigianato». Artigianato e famiglia: questi sono, da sempre, due punti fermi nella vita di Antonio. «Venezia – dice – praticamente si fonda sull’artigianato. Ma per continuare ad essere presenti, in modo incisivo, nella vita della città dobbiamo essere più uniti. Altrimenti non si riuscirà a fare nulla e niente potrà fermare un declino altrimenti inarrestabile. Solo uniti possiamo resistere e competere. L’artigianato per me è una seconda famiglia». Per la quale Antonio non ha mai lesinato impegni di serate e riunioni di categoria, prima come presidente della categoria calzolai di Venezia, Lido e dell’Estuario, poi come componente della Giunta, per due mandati, fino ad essere, ora, il vicepresidente di Confartigianato Venezia. «La famiglia vera e propria – prosegue il commerciante – è la base di tutto. Un valore che oggi, nella società moderna, sembra barcollare, ma in realtà, se viene a mancare questo pilastro, crolla tutto. La famiglia è quell’ambito dove, nel momento del bisogno, senza dire nulla e senza chiedere alcunché, si trova tutto il supporto di cui si ha bisogno. E io lo sto sperimentando anche in quest’ultimo periodo».
In parrocchia e nel volontariato. Proprio l’adesione a questi valori consente a Moressa di essere oggi non solo un commerciante ma anche un punto di riferimento importante per la comunità del Lido. Aiuta ed è attivo in parrocchia, in particolare a Sant’Ignazio a Ca’ Bianca, ed è volontario della Croce Bianca del Lido: guida l’autoambulanza per accompagnare, gratuitamente, anziani e persone che hanno bisogno di essere aiutate, ad affrontare cure e terapie. Una vita a tutto tondo, tanto che la storia della famiglia Moressa è stata, alcuni anni fa, al centro di un servizio televisivo di Sat Tv 2000. «Dovevano fare una puntata – racconta – ne sono andate in onda ben tre diverse, perché ci dissero che il nostro racconto ebbe successo. Non è vana gloria, ma se la nostra testimonianza semplice e improntata alla normale quotidianità, può essere stata un momento di riflessione, utile ad affermare i valori importanti, ne sono contento». E’ innegabile che da circa dieci anni è arrivata la crisi. «La crisi indubbiamente c’è stata – conclude Antonio Moressa – ma siamo ancora qui, ed il merito è del lavoro artigianale e di qualità. Un ringraziamento va quindi alla nostra affezionata clientela. Di tanto in tanto si sente dire che “Moressa chiude”. Ma non è assolutamente così. Finché c’è la salute e fino a quando mi diverto io vado avanti. Potrei aver smesso di lavorare già da un bel pezzo, ma io sono innamorato del mio lavoro e affezionato alla bottega. Mi piace il rapporto con la gente e seguire la calzatura dalla a alla z. Per cui vado avanti, da quasi sessant’anni, con grande entusiasmo». I 75 anni non sono perciò un punto di arrivo del negozio, ma solo una tappa, pur molto significativa. Verso il centenario.
Lorenzo Mayer