“Amava la liturgia perché amava la pastorale, perché amava la comunità e soprattutto l’inculturazione. Perché se i popoli non si esprimono nelle proprie culture, la liturgia diventa un’esecuzione di rubriche”: così l’arcivescovo Piero Marini riporta il pensiero di San Giovanni Paolo II di cui, quest’anno, ricorre il centenario della nascita.
Venerdì 25 settembre nella chiesa di San Zulian, a Venezia, si è tenuto il dialogo dal titolo “La mia vita accanto a San Giovanni Paolo II” con l’arcivescovo Piero Marini, già cerimoniere pontificio, nominato nel 1975, e maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, dal 1987.
L’arcivescovo è stato presentato da don Roberto Donadoni che ne ha elencato il lungo e prestigioso curriculum vitae comprendente anche la scrittura dei due volumi: “Giovanni Paolo II. Ricordi di un papa santo” (2018) e “Io sono un papa amabile. Giovanni Paolo II” (2011).
Il suo racconto colloquiale con gli auditori presenti in chiesa a San Zulian più volte ha toccato le sue esperienze di lavoro organizzativo e l’aspetto umano durante i vari viaggi internazionali, circa 80, e nazionali, circa 60, assieme a papa Wojtyla.
Maria Giovanna Romanelli
(Un più ampio articolo uscirà nel numero di Gente Veneta in distribuzione da giovedì 1° ottobre)