«Si tornino a proporre nelle scuole le lezioni didattiche di abilità manuale. Solo così la tradizione del merletto potrà rinascere». A dirlo è Rossano Duzioni, bergamasco, originario di Canonica D’Adda in provincia di Bergamo. Duzioni può considerarsi l’erede dell’arte di Emma Vidal: a febbraio, nell’ambito del concorso “Un merletto per Venezia”, ha infatti ottenuto il premio intitolato all’ultracentenaria merlettaia di Burano, scomparsa lo scorso anno. «La mia passione per ago e filo – spiega Duzioni – è sbocciata in famiglia, l’ho ricevuta da mia nonna che faceva la sarta in casa. Ci vuole dedizione, passione e sacrificio, ma lavorare con ago e filo riporta la laboriosità all’essenziale. Lo consiglierei davvero a tanti ragazzi che oggi sono catturati dai videogiochi. Ogni tanto prendete in mano un pennello per dipingere, un legno da lavorare, insomma qualcosa che faccia scoprire e valorizzare la vostra manualità». Un consiglio che può essere utile anche in questo periodo di forzata “quarantena”.
«Sì, io vivo proprio in provincia di Bergamo – riprende – che può considerarsi l’epicentro di questo dramma. Per cui non ho molto la testa sgombra dai pensieri. Cerco comunque di non fermarmi e sto studiando nuove creazioni artistiche con il merletto. Non ho ancora deciso se parteciperò al prossimo concorso, ma sicuramente proporrò qualcosa di nuovo. Sono alla ricerca di ispirazione». Per l’edizione appena conclusa, aveva presentato un’opera dal titolo “Lo sguardo di Dio”: «Da credente e praticante ogni volta che alzo gli occhi al cielo cerco lo sguardo di Dio. Mi inorgoglisce aver vinto un premio intitolato a Emma Vidal, anche se la cosa più importante, al di là dei premi, è che questa arte così preziosa e importante possa essere tramandata ai giovani». Per lui l’arte del merletto è una passione, mentre di professione fa l’interior designer. E proprio a Burano questa passione ha avuto origine. «Entrai in un negozio qualche anno fa – ricorda – e le commesse volevano vendermi un centrotavola che però non era fatto a mano. Io riconobbi subito la differenza, perché appunto sono cresciuto con l’esempio di mia nonna che faceva la sarta. Inizialmente le commesse furono un po’ contrariate dalla mia obiezione, poi capirono che non era polemica e anziché il centrotavola mi hanno venduto uno scatolone con ago e fili in quantità invitandomi a provare. Così è iniziata la mia passione di merlettaio, al maschile. Chi l’ha detto che è un mestiere solo da donne…». L’ultima sua creazione ha avuto un lungo percorso di preparazione. «Circa tre mesi, ma nei ritagli di tempo, lavorando un’ora, un’ora e mezza la sera». L’esempio di Emma Vidal è oggi vivo più che mai: «Con lei – termina Rossano Duzioni – ho avuto due incontri splendidi. Il primo casuale passeggiando per Burano, mentre nel secondo incontro mi ha colpito il fatto che lei ricordasse perfettamente che ci eravamo visti pochi mesi prima. Era una grande donna attenta alle piccole cose». Come il merletto, una grande arte fatta di tanti piccoli punti.
Lorenzo Mayer