Deliberato nei giorni scorsi dall’Ire il comodato gratuito per vent’anni grazie a cui la Caritas veneziana potrà disporre delle Muneghete.
Lo storico edificio a Castello 2616 diverrà così un centro per la carità che unirà più funzioni per chi ha bisogno.
Tre, in particolare, le funzioni previste per questo centro, che si chiamerà Casa di accoglienza Betania.
La prima sarà quella di refezione, cioè di dare un pasto ai poveri e a chi è in difficoltà. Il progetto prevede che il servizio sia fornito senza lusso ma con molta dignità: saranno allestite delle sale da pranzo e l’obiettivo è di fare sentire gli ospiti a casa propria, con lo stesso stile aperto di accoglienza di tutte le mense della carità e con la marcia in più di arredi nuovi e confortevoli.
La seconda funzione sarà quella dell’accoglienza temporanea o d’emergenza, per singoli e famiglie. Verranno organizzati dei minialloggi – in genere dei bilocali, con camera da letto, cucina-soggiorno e servizi – che verranno offerti come abitazione per un tempo limitato, all’incirca tra i sei mesi e l’anno. Una risposta abitativa dignitosa per chi si trovasse in difficoltà oggettiva e temporanea dal punto di vista abitativo.
Infine ci sarà una funzione del tutto innovativa. Uno spazio servirà come foresteria per gruppi, soprattutto parrocchiali, che vorranno fare esperienza di servizio e di formazione a Venezia.
Capita, infatti, che qualche gruppo giovanile desideri trascorrere qualche giorno a Venezia, magari per un camposcuola che abbini spiritualità, formazione e presa di conoscenza della città. Una struttura ricettiva con questo scopo finora non c’era.
«Ci siamo sentiti in piena sintonia con questo progetto presentato dalla Diocesi», sottolinea il presidente dell’Ire, Luigi Polesel. «Nella continuità dello spirito solidale – continua Polesel – il progetto Casa di accoglienza Betania presenta tratti di innovazione che ci danno garanzia di qualità del servizio che verrà offerto e della buona conduzione dell’edificio».
Un edificio storico, di cui c’è traccia già nel ‘400, per tanto tempo dimora delle Pizocare Domenicane. Lo stabile ha conosciuto anche traversie e, alla caduta della Serenissima, divenne anche il carcere della Marina militare. In seguito tutto l’immobile venne abbandonato e rimase chiuso ed inutilizzato per molti anni.
Nel 1884 fu acquistato dalla Congregazione di Carità che vi accolse le donne anziane e povere abbandonate dai parenti. Infine, il passaggio all’Ire.
Le 35 ampie “celle”, disposte su tre piani, sono state usate, fino al 2008, per dare dimora a persone anziane e fragili. Poi i mutati e migliorati standard abitativi hanno suggerito di non utilizzare più le Muneghete per questo scopo.
Già dal 2011, perciò, lo stabile è stato concesso, con contratti più brevi di comodato d’uso, alla diocesi di Venezia per accogliere temporaneamente persone socialmente svantaggiate, singole, coppie e famiglie segnalate anche dalla Prefettura, dal Comune di Venezia o dal Consiglio Italiano dei Rifugiati.
Infine, è arrivato il progetto approvato in questi giorni. In virtù di esso, la Caritas realizzerà una serie di interventi di manutenzione. Tra questi, la sistemazione di sale per offrire il pranzo a persone povere e disagiate (ci saranno una settantina di posti a sedere).
Inoltre verranno adattati otto minialloggi e alcuni monolocali per accoglienze d’emergenza e temporanee. E ci sarà una cappellina per la preghiera e il raccoglimento di operatori e ospiti.
Giorgio Malavasi