Sono quasi certamente i resti del campanile di San Marco, crollato nel luglio del 1902, i mattoni rinvenuti sulla spiaggia a nord del Lido, in particolare nell’arenile davanti all’ex ospedale al mare.
Trova fondati elementi storici, la scoperta fatta dal comitato “Lido Oro Benon” presieduto da Vittorio Baroni nei giorni scorsi. Dalle cronache dell’epoca, infatti, risulta che effettivamente tutti i mattoni vennero, entro lo stesso anno, scaricati in mare a circa 4-5 miglia dalla diga di San Nicolò per non essere triturati. Lo conferma lo scrittore veneziano, Alberto Toso Fei, di Murano, che si è lungo occupato, tra ricerche storiche, pubblicazione di libri, e raccolta dei materiali (compresi gli stessi mattoni che anche lui custodisce) del crollo del “Paron de casa”, come i veneziani chiamano il campanile.
La proposta. Lo stesso Fei lancia una proposta. «Nel 2012 – ricorda lo scrittore – per celebrare il Centenario della ricostruzione del campanile venne organizzata una mostra con tutti i reperti storici dell’epoca. Si potrebbe fare una cosa analoga anche quest’anno per il compleanno dei 1600 anni di Venezia. Il materiale a disposizione è davvero moltissimo. Posso collaborare anche io, assieme ad altri, mettendo a disposizione per un’esposizione la mia raccolta. Guardare al passato per ricostruire la storia, ma anche pensare al futuro. Potrebbe essere un bel messaggio di ripartenza della città dopo la pandemia. Un segnale di rilancio, a partire da storia e cultura». Lo scrittore veneziano chiarisce anche un altro aspetto importante: il giacimento di mattoni del vecchio campanile, nei fondali, è davvero ricco e quasi sterminato. Ecco perché non è la prima volta che questi mattoni emergono, in fasi, momenti e anni diversi perché ce ne sono davvero a migliaia. Ecco perché in passato anche lo scrittore Giorgio Bortoli, immergendosi al largo del Lido, o l’idrografo Andrea Falconi ne avevano già riportati a galla dallo stesso insediamento. Questi ultimi, invece, sono stati portati sulla battigia dalla forza della mareggiata. Ma se si decidesse di compiere nuove indagini se ne troverebbero ancora molti altri. Un ritrovamento perciò ancora pienamente attuale.
«Ogni nuova scoperta è importante – riprende Fei – ovviamente per il momento non c’è ancora la certezza che i mattoni recuperati al Lido siano effettivamente appartenuti al campanile. Ma lo darei per sicuro al 99 per cento, quindi quasi una certezza. Anche perché i mattoni dell’epoca sono diversi da quelli di oggi e facilmente riconoscibili come antichi, per la loro pasta, la forma irregolare e imperfetta, non levigata con le strumentazioni che ora esistono. Per capirci nessuno, impiegato nell’edilizia, oggi utilizzerebbe dei mattoni del genere. Per cui è chiaro che si tratta di mattoni antichi. Inoltre, essendo del materiale di scarto, che era stato buttato via ed è rimasto per oltre 100 anni in fondo al mare, chi lo ritrova può farne ciò che vuole, come se in spiaggia raccogliesse una conchiglia. Non ci sono vincoli. Ognuno, in linea di principio, potrebbe trovare e portarsi a casa un pezzo del nostro campanile di San Marco. Io credo – conclude lo scrittore – che farne una mostra vorrebbe dire un po’ mettere a disposizione di tutti materiali che hanno contribuito a fare la nostra storia».
Lorenzo Mayer