“Troverai un cuore” è il film del regista romano Alberto Di Giglio e Luigi Boneschi che racconta in modo inedito la vita straordinaria di Maria Deluil Martiny (Marsiglia 1841-1884), fondatrice delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù, conosciute al Lido semplicemente come le Suore Bianche di clausura.
Il film verrà presentato al Lido, nei giorni della Mostra del cinema, giovedì 7 settembre alle ore 21.30 al Grande albergo Ausonia Hungaria. La proiezione, della durata di 63 minuti, sarà ad ingresso libero.
Nel film vi sono immagini anche del Lido, dove appunto le Suore Bianche hanno il loro convento in via Navarrino. Il racconto in immagini, impreziosito dalle musiche di Beppe Frattaroli e dai disegni di Spartaco Ripa, si snoda attraverso gli incontri con personaggi straordinari (il curato d’Ars, padre Calage, Daniele Comboni). Appaiono i luoghi più importanti come Paray le Monial dove la beata raccolse l’eredità spirituale di Santa Margherita Maria Alacoque.
Meritano un racconto a sé i meravigliosi monasteri in Svizzera, Austria, Croazia e Italia dove, sulla scia delle indicazioni delle “suore fiore” (le quattro continuatrici dell’opera di Maria drammaticamente interrotta, qui nell’interpretazione tra le altre di Beatrice Fazi), le Figlie del Cuore di Gesù proseguono ancora oggi la loro guardia perpetua ai tabernacoli.
Su tutti, un luogo del cuore: l’eremo della Servianne, presso Marsiglia, dove per mano di un anarchico concluse la sua parabola terrena – in un epilogo tragico emblematico di tanti drammi della mode Cristina Odasso interpreta la suora francese, più nota come Maria di Gesù, venne beatificata da Giovanni Paolo II nel 1989. Il film evoca una vita di preghiera e adorazione, di contemplazione incessante nei solitari ritiri delle Figlie del Cuore di Gesù da lei inaugurati a Berchem (Anversa).
E insieme – sullo sfondo di eventi grandiosi e catastrofici – una vita di combattimento: non solo contro gli assalti alla fede della Francia rivoluzionaria o per una vocazione procrastinata e dibattuta tra muri sociali e familiari; ma perché la preghiera, amava ripetere Leone XIII – un papa che molto ammirò la nostra Maria – è anzitutto battaglia per le anime con la spada degli Angeli. Lo sguardo fisso su Dio, ci dice la vita di Maria Deluil Martiny, non è fuga dal mondo quanto medicina indispensabile per quell’umanità che di Dio si illude di fare a meno. Una vita sublime perché nascosta. La vita di un’anima “perduta in Dio”. (L.M.)