«Una vita per gli altri e per la comunità. Sempre con un occhio rivolto agli altri e l’altro rivolto verso l’alto al Signore alla testimonianza e all’annuncio del vangelo che si fa carne». Si può sintetizzare così l’esperienza della vocazione diaconale di Bruno Brunelli e Germano Venturini, due diaconi permanenti in servizio nelle parrocchie di Sant’Antonio di Città Giardino e Sant’Ignazio a Ca’ Bianca, ma soprattutto dono prezioso per tutta la Collaborazione pastorale del Lido.
Era domenica 18 novembre del 1990, quando il Patriarca Marco Cè impose loro le mani in San Marco per dare a loro, e a tutta la comunità, il dono della consacrazione all’ordine sacro. Un cammino che Bruno e Germano hanno condiviso insieme alle loro mogli e alle loro famiglie che li hanno accompagnati nel percorso. Iniziato, appunto, esattamente trent’anni fa.
Un anniversario importante ricordato questa settimana, proprio mercoledì 18, con la celebrazione di una santa messa presieduta da don Paolo Ferrazzo, delegato diocesano a seguire la comunità diaconale nella chiesa di Santa Maria Elisabetta (nelle foto di questo articolo).
Bruno e Germano, nel 1990, sono entrati a far parte di una comunità diaconale che nell’isola ha sempre portato frutti abbondanti con quattro diaconi permanenti e in cui Gianni Ferraresi e Matteo Bognolo sono stati gli “apripista”, grazie anche alla lungimiranza del parroco di allora don Carlo Massari. Il servizio dei due diaconi è stato molto generoso non solo in parrocchia, ma anche nel volontariato, nei corsi di accompagnamento dei fidanzati al sacramento del matrimonio, nei gruppi famiglia e in molti compiti che hanno sempre portato avanti con grande umiltà, generosità e gratuità.
«Sono contento della mia vocazione diaconale – dice Brunelli – e se questa, grazie al Signore, può essere un aiuto, anche piccolo a diffondere la Carità nella nostra isola nelle persone che, anche in questo momento storico di pandemia, sono in difficoltà posso considerarmi soddisfatto. Non per meriti personali, ma grazie al Signore. E’ lui che fa maturare le cose. Noi siamo strumento». La parola passa a Venturini: «Oltre naturalmente al servizio in parrocchia, mi ha molto arricchito umanamente e spiritualmente la possibilità di essermi dedicato prima agli ospiti della comunità protetta della “Madonna Nicopeja” agli Alberoni e poi l’esperienza vissuta accanto agli anziani ospiti della casa di riposo “San Lorenzo”, dove sono rimasto con gioia per oltre 23 anni. Qui ho imparato che certamente è importante l’ascolto, ma l’aspetto fondamentale che non deve mancare è saper portare all’interno di queste strutture anche ciò che succede all’esterno. E’ questo ciò che loro chiedono per non sentirsi ai margini ma parte del mondo». (L.M.)