«Questo cantiere nasce dalla voglia e dalla passione di costruire barche. Il mio sangue è quello di un artigiano, non di un commerciante». Igor Silvestri, quarantatreenne veneziano originario di Sacca Fisola, si presenta così a distanza di una manciata di settimane dall’inizio della sua nuova avventura lavorativa nella quale ha deciso di scommettere – con un pizzico di coraggio unito alla giusta dose di consapevolezza – assieme al collega, nonché amico di una vita, Marco Bacci.
I “grandi” insegnano. Situato nel sestiere di Castello, in Seco Marina, all’indirizzo 625/a, il cantiere nautico “BA.SI. snc” è stato inaugurato il mese scorso sotto la buona stella – è il caso di dirlo – dei grandi maestri d’ascia che, nella città lagunare, hanno scritto un pezzo di storia attraverso la loro arte. Perché sono proprio loro a ispirare ogni giorno un lavoro che Igor racconta di aver imparato rubando con gli occhi, osservando con attenzione come le loro mani maneggiavano abilmente strumenti e materiali, dando corpo e anima alle proprie creazioni. E ciò che più colpisce, parlando con lui, è la sua modestia. Tiene infatti a precisare come dai “grandi”, in fondo, non si smetta mai d’imparare e come per raggiungere il loro livello, fatto di tanta esperienza, ci sia ancora molta strada da percorrere. Ma entusiasmo e voglia di fare non mancano. «Nel ’95, dopo il servizio militare, – racconta – ho cominciato a lavorare dai maestri d’ascia Roberto Dei Rossi, per una decina di anni, e Gianfranco Vianello detto “Crea”, per circa tre». Poi una breve parentesi nella bancherella di souvenir del padre – attività che non gli piaceva e lo “soffocava” – finché gli è stato proposto di aprire il nuovo cantiere.
Pensare al futuro. «Mi piace costruire, riparare, pitturare: il mondo dell’artigianato mi affascina. I maestri d’ascia mi hanno insegnato tutto, ma anche mio padre qualcosa sapeva fare e me lo ha trasmesso. A Venezia di squeri e cantieri come il nostro ce ne sono ormai pochi, sono sei in tutto». Un mestiere che, se venisse a mancare un cambio generazionale, rischierebbe di morire. Per questo, secondo Igor, il Comune dovrebbe intervenire promuovendo corsi e attività pensate per i più giovani. «Istituire un bando di concorso – è un esempio – dove i primi possano entrare a lavorare in un cantiere in cui c’è bisogno». E a proposito di forze nuove da istruire per il futuro, Igor parla anche di uno dei suoi tre figli, ventenne. «Spesso viene qui a darmi una mano. È portato per questo mestiere e la sua è l’età giusta per imparare e incamerare tante cose».
Alla “vecchia”. «Lavoravo le gondole – ricorda Marco – già a 15 anni. Poi sono passato a un altro tipo di lavoro ma la costruzione mi è rimasta nel sangue. Igor ed io ci siamo imbarcati in questa nuova avventura, abbiamo detto “proviamo”: proveniamo da scuole differenti ma entrambi sappiamo lavorare con le mani. E per ora mi sembra che stia andando tutto bene non solo a livello lavorativo, ma anche di amicizia». Fra i lavori del momento? La riparazione di una gondola e la costruzione ex novo di una caorlina per un’associazione di Francoforte che insegna la voga veneta ai giovani. Un’imbarcazione che Marco non ha mai realizzato prima e che sarà varata a fine mese. «Se io ci lavorassi tutti i giorni, mi basterebbero un paio di mesi per completarla», prosegue, chiarendo come il conoscere il lavoro alla “vecchia” maniera (unito alle tecniche più moderne) grazie ai propri maestri, sia un punto a loro favore. «Quando vedo un lavoro finito – conclude – provo sensazioni mai provate prima. La soddisfazione è tanta, specialmente quando vedo che il proprietario è contento».
Marta Gasparon