Entro due settimane si dovrebbe scrivere la parola definitiva sul futuro dell’ospedale San Camillo degli Alberoni al Lido.
I tempi perciò sono abbastanza stringenti: anche perché la Regione, che ha intavolato una trattativa coi padri Camilliani per l’acquisto, ha fretta di chiudere, volendo inserire l’operazione, se andasse a buon fine, nel bilancio che deve essere approvato entro il prossimo 31 dicembre. Le due condizioni per la compravendita. I dipendenti, che in questi giorni sono stati messi al corrente della situazione in una serie di riunioni, sono stati informati, dai sindacati, che la trattativa nel giro di pochi giorni dovrebbe arrivare ad una svolta. Il direttore generale del San Camillo, Francesco Pietrobon, venerdì sarà a Roma, per una serie di incontri con il Ministero della Salute per approfondire alcune questioni, alcune delle quali relative al personale. «Sia la Regione Veneto che i Padri Camilliani – spiega Pietrobon – hanno posto come condizione essenziale prima di proseguire oltre nelle trattative, il mantenimento di tutto il personale ad oggi in servizio e il fatto che l’ospedale rimanga un Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico). Ed abbiamo ricevuto garanzie su entrambi questi punti». In ballo c’è il futuro lavorativo per oltre 250 dipendenti. Un concorso per il persoanle interno? Un altro nodo normativo da sbrogliare riguarda poi il fatto che il San Camillo, essendo un istituto di cura privato, pur convenzionato con il sistema sanitario regionale, ha assunto molti dipendenti per chiamata diretta o curriculum e in diversi hanno acquisito un’esperienza patrimonio di decenni di lavoro nella struttura degli Alberoni. Se la struttura passasse sotto la proprietà, e il controllo della Regione Veneto, diventerebbe un ospedale pubblico e tutte le assunzioni dovrebbero essere fatte tramite concorso pubblico. Questo scoglio potrebbe però essere superato indicendo un concorso pubblico riservato al personale interno. La possibile vendita del San Camillo nasce da lontano: ovvero da una riflessione ad ampio respiro che i Camilliani hanno avviato su tutte le loro strutture. Le vocazioni religiose calano, e nei mesi scorsi sono state già venduti altri due ospedali analoghi al San Camillo. La scelta dell’ordine sarebbe quella di dedicare le risorse economiche derivanti da queste dismissioni per aprire strutture dedite all’assistenza sanitaria nei Paesi poveri del sud del mondo. San Camillo, «conti in ordine». Per la struttura del Lido, poi, la palla è passata in mano al direttore generale dell’Ulss 12, Giuseppe Dal Ben, che, su incarico della Regione, ha avuto mandato di studiare i conti. L’esito delle prime verifiche, ancora in corso, è stato positivo: i bilanci sono in perfetto ordine ed equilibrio. La Regione ha la prelazione, in caso i Camilliani decidano di vendere, e l’equilibrio finanziario è un primo via libera alla vendita.
Lorenzo Mayer
La Regione preme: due settimane per comperare il S. Camillo
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