Sulla questione del ponte Molin, fra San Basilio e le Zattere, a Venezia, è oggetto di un dibattito. Nel quale interviene una delle voci protagoniste: quella di Pino Musolino, Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale. Qui di seguito il testo della sua lettera:
«Mi trovo a dover chiarire oggi questioni che pensavo fossero state da tempo rese chiare. Non risulta tra i compiti istituzionali dell’Autorità di Sistema Portuale occuparsi dell’accessibilità delle persone nel centro storico.
È vero però che, a partire dal 2001, l’Autorità ha avviato, nell’area del waterfront di Santa Marta e San Basilio, investendo milioni di euro, una intensa attività volta ad aprire e recuperare – sia sotto il profilo architettonico, sia sotto il profilo urbano e sociale – un patrimonio che, proprio in virtù del legame storico ed economico fra Venezia e il suo porto, doveva e deve essere fruibile ai cittadini; a tutti i cittadini, nessuno escluso. È in virtù di tale attività se oggi è stato demolito in parte il muro di separazione fra area demaniale e area urbana, se oggi San Basilio ospita le Università della città ed è animata da studenti e docenti, se oggi vi si trovano attività direzionali e commerciali.
La realizzazione di un nuovo ponte di collegamento fra San Basilio e la fondamenta Zattere si inserisce in questa attività di permeabilizzazione fra porto e città.
Il ponte “Molin”, nella sua versione di legno attuale, deve essere radicalmente ristrutturato. Le rampe metalliche provvisorie che vi sono apposte ora occupano pesantemente la fondamenta e sono di sicuro impatto visivo, oltre ad essere poco sicure e certamente non una soluzione permanente.
Nel complesso dell’intervento di ristrutturazione, abbiamo pensato che rendere il ponte pienamente accessibile, con una spesa interamente a carico dell’Autorità di Sistema Portuale, fosse un modo importante di contribuire al benessere e a migliorare la qualità della vita della nostra città.
Il progetto che dovrebbe essere votato dal consiglio comunale è un progetto che, è bene ricordarlo, è passato attraverso un iter amministrativo pienamente condiviso con la città. Solo per limitare al breve periodo ricordo infatti che, dopo aver ricevuto l’autorizzazione paesaggistica nel dicembre 2017 dalla Regione del Veneto, il progetto è stato vagliato positivamente dal Settore Mobilità e Trasporti, dalla Direzione Lavori Pubblici del Comune di Venezia e dalla Direzione Beni Demaniali e Patrimoniali del Comune di Venezia oltre ad aver ricevuto il via libera, il 3 dicembre 2018 dalla Giunta del Comune di Venezia con una delibera presentata dagli assessori competenti.
Un progetto che assume tale conformazione in virtù degli spazi disponibili per garantire sulle rampe pendenze che rendano agevole il transito a chi si trova in sedia a rotelle. Pendenze va ricordato previste dalle norme di legge vigenti.
Sta ora ai consiglieri comunali esprimersi. Una espressione di volontà che va oltre la mera competenza – il consiglio si esprime infatti perché viene occupata dal progetto una porzione marginale di aree comunali su cui poggia il ponte al di fuori del demanio marittimo – e che impegna invece il “parlamento” cittadino a scegliere fra le opinioni estetiche, e quindi soggettive, di ciascuno e l’accessibilità, oggettiva perché incontrovertibile, garantita a tutti dall’intervento in oggetto.
L’Autorità di Sistema Portuale non potrà che prenderne atto. Siamo per questo pronti anche a ritirare il progetto, per rispettare la volontà della città rappresentata dal consiglio comunale.
Chiaro che l’eventuale ritiro comporta che le alternative debbano essere ristudiate da zero, con tempi che si allungano e costi che, a questo punto, non possono essere a carico dell’Autorità di Sistema Portuale.
Noi procederemo con la ristrutturazione del solo ponte di legno, improrogabile a questo punto.
Se questo esito fosse inevitabile, ne prenderemo atto.
Ma spero ne prenderanno atto anche tutti coloro che immaginano, come immagino io, che Venezia possa e debba affrontare e vincere la sfida della modernità, confrontandosi con il proprio ruolo nel mondo e nel tempo, celebrando non solo i fasti del proprio passato ma, soprattutto, cercando di raggiungere i traguardi di crescita, vivibilità e sviluppo che sono nelle piene disponibilità, volendolo, del suo futuro».