Abiti in fibra d’ortica protagonisti al Rome Fashion Show #Haute Couture 2024, che si è tenuto a Roma tra sabato 13 e domenica 14 luglio. Abiti realizzati dall’associazione AgrisArte dell’isola di Sant’Erasmo.
La nascita dell’associazione risale a quattro anni fa, come racconta a GV la presidente Fiorella Enzo, detta “Cosetta”: «Una ragazza mi chiese di insegnarle il cucito e io, anziché insegnare solo a lei, decisi di aprire un piccolo salotto con il nome “Daghe do ponti”. L’intento era di “cucire” un rapporto tra le donne dell’isola, creando un ambiente armonioso e proponendo delle attività che non ci costringessero ad andare sempre nel centro storico». Da allora il gruppo si è ampliato e, con il sostegno di Coldiretti, si è trasformato in un’associazione.
Un modello sostenibile. In questi anni AgrisArte si è impegnata per proporre un modello eticamente sostenibile, con la speranza di poterlo trasmettere anche alle aziende. Gli abiti realizzati dall’associazione sono pubblicizzati grazie all’aiuto di altri abitanti dell’isola: Martina Codolo, giovane studentessa che indossa gli abiti di ortica, e Gianni Ragazzi, fotografo e ideatore del nome dell’associazione. «Vogliamo far comprendere che uno stile di vita sano non passa solo attraverso l’alimentazione, ma anche attraverso l’abbigliamento – spiega Fiorella Enzo -. La nostra pelle assorbe l’inquinamento, non respira attraverso tessuti sintetici e talvolta rischia di essere danneggiata quando indossiamo capi importati e trattati con prodotti chimici tossici che nel Paese di provenienza non sono vietati. Per questo motivo vogliamo sensibilizzare su un abbigliamento a KM 0 e che utilizzi fibre di origine naturale».
Le origini storiche dell’uso dell’ortica. AgrisArte realizza spesso abiti in fibre di ortica, non solo perché facilmente lavorabile, ma anche per il suo valore storico: questa pianta, quando mancava il cotone, era utilizzata anche per le medicazioni dei soldati durante la Prima Guerra Mondiale. L’associazione, infatti, ha a cuore la trasmissione della storia e delle tradizioni del passato: «In diverse occasioni, recentemente durante l’Agriasilo del Villaggio Coldiretti, abbiamo raccontato ai ragazzi la tradizione contadina familiare» afferma “Cosetta”.
L’associazione promuove anche visite guidate nell’isola di Sant’Erasmo e organizza corsi di taglio e cucito aperti al pubblico nella Torre Massimiliana, su concessione del Comune. «A volte sono venute delle persone dal centro storico o addirittura da Padova o Verona – racconta Fiorella – perché volevano recuperare un vecchio corredo o perché desideravano imparare alcuni punti del cucito della tradizione contadina, oggi quasi dimenticati. Per esempio il punto “principessa” o il punto “Rodi” erano utilizzati dalle giovani contadine che realizzavano il proprio corredo nuziale. A volte anche studenti dell’Università sono venuti nella nostra isola per approfondire le tecniche di cucito o di intreccio della lana o per studiare fibre di origine vegetale».
L’associazione di Sant’Erasmo è attiva anche nel sociale: molte delle opere realizzate non sono state destinate alla vendita ma hanno raggiunto realtà che ne avevano bisogno. «Abbiamo cucito dei cuscini per i medici in prima linea e per le donne partorienti, coperte per i senzatetto e pupazzi per bambini con allergie ai tessuti sintetici», spiega Fiorella Enzo.
La Presidente racconta che nell’edizione precedente della Biennale lei e le altre donne del gruppo hanno preso parte a un’attività che prevedeva di creare una tovaglia con tanti quadrati realizzati da diversi Paesi del mondo.
Agrisarte quest’anno è stata invitata per la seconda volta alla Biennale, ottenendo un riconoscimento in denaro che verrà utilizzato per acquistare strumenti e attrezzi necessari per le attività dell’associazione.
<+firma ct_GV>Camilla Pustetto