Sono ormai meno di una decina i corniciai a Venezia. Tra questi c’è Francesco Vittorelli, con un laboratorio in via Garibaldi aperto dal 2002.
Laureato in architettura, Vittorelli è sempre stato affascinato dall’arte e dall’artigianato: «Quando ero piccolo vivevo vicino a San Samuele – racconta – e ricordo che mi piaceva andare nei laboratori del fabbro, del restauratore, del doratore e del falegname ad osservarli mentre lavoravano. Mi piaceva sentire l’odore dei materiali… Realizzavo modellini di navi in legno assieme ai miei amici e dipingevo assieme alla zia e al cugino, entrambi pittori. Ho avuto modo di conoscere anche il maestro Livio De Marchi, che in quel periodo viveva lì nei dintorni».
Poco interessato al lavoro in ufficio e ai progetti al computer, Vittorelli ha sentito di doversi dedicare a un’attività manuale che gli permettesse di esprimere al meglio la sua arte, cominciando per caso in un laboratorio a San Barnaba, per poi aprire il proprio laboratorio: «Da ormai 25 anni svolgo questo lavoro e ogni giorno sono stanco ma soddisfatto di quello che ho realizzato, soprattutto quando creo delle opere per me. Io penso che ognuno prima o poi trovi la sua strada e che, nei limiti del possibile, si debba sempre seguire le proprie passioni».
Materiale riciclato. Tra le caratteristiche che contraddistinguono il lavoro di Vittorelli non si può non ricordare il riciclo dei materiali: «Voglio dare una nuova vita agli oggetti vissuti – spiega l’artigiano – ho ricavato una cornice nello stile del Quattrocento dallo schienale di una sedia, ho realizzato una specchiera in cartapesta partendo da delle barre abbandonate che mi è capitato di trovare. Anche il mio tavolo da lavoro è stato riutilizzato perché prima che aprissi il laboratorio era fornito di pantografo e mi serviva per i disegni di architettura». Nell’ottica del recupero, Vittorelli si dedica anche al restauro di cornici, talvolta antiche, e di mobili. Per questi ultimi, non avendo spazio sufficiente in laboratorio, si reca nel luogo in cui essi si trovano. «Una volta i mobili, ma non solo, erano fatti per durare molto di più – nota Vittorelli – invece adesso tutto è usa e getta. Alcune persone non comprendono quanto lavoro ci sia dietro certi oggetti o quanto possa costare il materiale di qualità. In particolare c’è stato un forte aumento dei costi delle materie prime dopo la pandemia».
Vittorelli nota inoltre che non si trovano più alcuni materiali sul mercato perché poco richiesti e questo lo porta a provare soluzioni alternative che possono dare buone soddisfazioni. L’artigiano usa per le cornici anche la cartapesta o le murrine per alcuni intarsi.
Nessun pezzo pre-tagliato. Inoltre quando realizza una cornice con materiali nuovi, l’artigiano parte da zero: «Ormai molti corniciai hanno le aste già tagliate e devono solo assemblarle. Io invece impiego molto più tempo, a volte anche un mese, per realizzare una cornice tagliando le aste, usando la colla di coniglio, stendendo tre strati di gesso, l’argilla per l’impermeabilità e poi decorando con foglia d’oro e pigmenti. Fra l’altro tutti i materiali che utilizzo sono naturali». L’artigiano ricorda che la doratura era nota già agli antichi Egizi e che nei secoli è stata perfezionata. In particolare nel XIV secolo l’artista Cennino Cennini ha descritto questa tecnica in maniera molto accurata nel suo Libro dell’arte, uno dei più importanti trattati sulla pittura nell’arte italiana.
Le idee migliori… dalla noia e dalla storia. Per alcune commissioni riceve delle richieste precise, ma, quando ha maggiore libertà, il corniciaio libera la propria immaginazione: «Le idee mi vengono durante le fasi più noiose e ripetitive del lavoro oppure quando vado a visitare il Palazzo Ducale, il museo Correr, Ca’ Rezzonico e altri palazzi storici. Osservando quelle opere in un certo senso entro in contatto con gli artigiani del tempo e immagino come possano aver realizzato ogni oggetto. In fondo Venezia è nata con gli artigiani e con i commercianti».
Nel tempo i suoi clienti sono cambiati. E anche i gusti delle persone: «Quando ho aperto il laboratorio, la zona di Castello era più popolata e più veneziani mi commissionavano cornici. Adesso ci sono anche molti più turisti, oppure stranieri che hanno la seconda casa in città. Quanto ai gusti ho notato che in linea di massima sono più apprezzate le linee semplici. Tuttavia in certi ambienti, come negli alberghi ma non solo, gli specchi con una cornice più importante sono apprezzati e ricreano una certa atmosfera».
Vittorelli è deciso a continuare la propria attività fino alla pensione ma teme che in poco tempo i corniciai e gli altri artigiani scompariranno per varie motivazioni e non solo a Venezia: costi troppo alti, poco interesse per un lavoro impegnativo e non sempre remunerativo, mancanza di figure specializzate. «A questo proposito – ricorda – una volta persone diverse si specializzavano nella fase del taglio delle aste piuttosto che in quella della doratura. Io invece sono costretto a occuparmi di tutto».
Camilla Pustetto
Francesco, l’architetto corniciaio: ho scelto di essere artigiano
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