Venticinque ore di materiale dedicato a Venezia, tra interviste e immagini. Un lavoro enorme di documentazione, condensato poi in tre ore suddivise in altrettante puntate che verranno proiettate (una per giornata) il 7, 14 e 21 marzo all’oratorio salesiano Leone XIII di via Garibaldi.
“Fragile” è l’ultimo documentario della Underwater City Productions, diretto dal fotografo e videomaker professionista veneziano Marco Rizzo. Racconta Venezia attraverso i ricordi e le sensazioni di chi vive la città ed è diviso in tre parti autonome ma allo stesso tempo profondamente legate. La prima sezione utilizza le immagini per rievocare un’esperienza sensoriale completa della città con albe, tramonti, notti, colori, suoni, l’odore della salsedine e del pesce, le superfici dei palazzi differenti al tatto. Un’immersione totale nelle emozioni che Venezia è capace di suscitare. La seconda invece racconta la storia recente della città attraverso le testimonianze di più di 30 persone della zona di Castello, soffermandosi in particolare sull’alta marea eccezionale del 1966, nota come Acqua Granda: «Sono venti minuti molto intensi – commenta Marco Rizzo – che raccontano l’evento da diversi punti di vista. Alcuni, allora già adulti, si commuovono ripensando a quanto hanno perso, altri, all’epoca bambini, rammentano con un sorriso quanto fosse divertente schizzarsi e usare le passerelle come canoe». I racconti dei cittadini si alternano a foto e filmati d’archivio.
La terza parte, infine, è dedicata alle problematiche della città, anche queste affrontate dal punto di vista dei residenti: «Tra i problemi che risultano più evidenti ci sono l’eccessiva pressione del flusso turistico e l’esodo dalla città – osserva Rizzo – i giovani, ma non solo, non possono permettersi una casa in centro storico oppure non vogliono vivere in una città che si sta trasformando in una sorta di parco divertimenti».
Dietro alle oltre tre ore di documentario ci sono 25 ore di “girato”, tra riprese della città e interviste. «Sicuramente il lavoro è stato impegnativo – afferma Rizzo – ma mi è piaciuto. Ho realizzato altri documentari in passato, ma questa volta non sono io a raccontare. Sento che questo film non è mio, è un risultato plurale. Io ho solo tagliuzzato e incollato i ricordi di altre persone, memorie che danno la sensazione di essere a casa di un nonno o di un amico, che ti raccontano quello che loro percepiscono della città».
Marco Rizzo, fotografo e orgoglioso padre, vive e lavora a Venezia, ma nella sua carriera ha avuto modo di collaborare con celebri personaggi nell’ambito dell’arte e dell’architettura e le sue foto sono state pubblicate su numerose riviste internazionali. Le sue opere sono state esposte in molte mostre personali o collettive sia in Italia che all’estero. Tra le più importanti l’originalissima collezione esposta sul fondo della piscina del Belmond Hotel Cipriani in collaborazione con la Biennale d’Arte di Venezia del 2016. Nel 2006 ha fondato la Underwater City Productions, tramite la quale pubblica i propri progetti. Legato al sestiere di Castello, luogo in cui è nato e vive tuttora, ha realizzato una mostra fotografica dedicata alla chiesa di San Giuseppe. La mostra, allestita nella sagrestia della chiesa, è stata inaugurata nell’ottobre scorso, celebrando il centenario dall’anno in cui la chiesa venne elevata a parrocchia, ed è ancora visitabile.
Camilla Pustetto