L’attività di famiglia ebbe inizio a fine ’800 con Eugenio Lena. E oggi, con Daniela Barisoni, è alla terza generazione. Nel 1928 il figlio di Eugenio, Luigi, la trasferì nell’attuale sede a San Canciano, al civico 5919 di Cannaregio: qui troviamo questo negozietto che, accanto a oggetti di coltelleria (forbici, coltellini di ogni foggia), dispone di un locale dove il padre di Daniela, Franco Barisoni, detto “El Gua”, garantisce un’ottima affilatura delle lame mediante l’esercizio di una tradizionale “mola ad acqua”.
“El Gua” – in italiano arrotino – era uno dei mestieri per via, immortalato nella tavola 21 delle acqueforti di Gaetano Zompini nella raccolta “Le arti che vanno per via nella città di Venezia” (Filippi 2009).
Franco è il genero di Luigi, figlio di Eugenio. Grazie a lui e alla figlia Daniela questa attività è potuta proseguire nella linea familiare fino ad oggi.
Tutto questo, portando avanti un mestiere antico, nonostante – dice Daniela – la globalizzazione abbia reso ormai gran parte delle città d’arte standardizzate e assuefatte a prodotti prede del consumismo low-cost. Un sistema che «affoga le piccole botteghe artigiane che sono sinonimo di storia, prodotti di qualità e servizio ai clienti».
Per battere la standardizzazione il segreto è puntare sulla qualità. Subentrata nel 2009 nella gestione del negozio, Daniela ha implementato tutta una serie di prodotti di alta gamma per soddisfare i clienti e professionisti più esigenti.
Sua l’idea del coltellino in lama e molla inox col ferro della gondola, con manici realizzati artigianalmente con corno di bufalo indiano o di legno d’ebano, olivo, presentato nel 2014 al concorso Segalin. Tradizione e innovazione sono quindi alla base del successo del suo negozio.
Chi sono i vostri clienti?
La nostra è un’attività rivolta sia ai veneziani – per l’acquisto di prodotti e l’assistenza – sia per i turisti. Francesi, americani, russi e giapponesi ricercano un prodotto di qualità. Molti collezionisti cercano cose nuove nella coltelleria, per questo oltre al coltellino col ferro di gondola, nel negozio si possono trovare anche i pregiati coltelli damascati giapponesi Kai. Da noi, inoltre, si riforniscono gli chef dei grandi alberghi e dei ristoranti della Città.
Ma c’è ancora chi viene in negozio per affilare i coltelli?
Mio papà è rimasto l’unico arrotino di Venezia. Gli alberghi, i ristoranti e le fornaci di Murano, per quanto riguarda “le taglianti”, vengono da noi per una perfetta affilatura, ancora con la mola tradizionale ad acqua. Siamo orgogliosi di ospitare un lavoro artigianale che non si trova più a Venezia. Al servizio di affilatura mediante la mola ci teniamo in modo particolare altrimenti il negozio si ridurrebbe alla vendita di oggetti che senza un’assistenza verrebbero in seguito buttati. Vendendo prodotti di qualità diventa naturale, con il supporto dell’affilatura a mola, continuare ad utilizzarli per tutta la vita. C’è gente che dopo sessanta anni ti porta l’oggetto che hai venduto ancora in grado di essere riaffilato e di continuare la sua funzione. Il coltello o la forbice, prodotto di buon livello, grazie alla assistenza di affilatura ti può durare tutta la vita.
Qualche giovane in cerca di lavoro ha chiesto di affiancare Franco per imparare il mestiere del “Gua”?
E’ un lavoro che sembra semplice ma non lo è. Ho provato anch’io ad imparare, ma è un’arte e richiede molto tempo e pratica. Finora nessuno ci ha chiesto di apprendere questo antico mestiere.
Maria Giovanna Romanelli