Ci ha lasciati la scorsa settimana Maria Cristina Dossi, storico dell’arte, funzionario della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna.
Vicentina di nascita, a Venezia era giunta nel 2001, lavorando prima al Museo Archeologico di Piazza San Marco, poi a Palazzo Grimani, per approdare infine alla tutela sul territorio. Formatasi all’Università degli Studi di Udine e specializzatasi a Firenze, i suoi interessi iniziali si erano rivolti soprattutto allo studio di opere e autori vicentini: basti pensare alle numerose pubblicazioni sui Maganza, una famiglia di artisti attivi nella città berica tra Cinque e Seicento.
Ricostruire il contesto di una Vicenza tormentata da nuove e mutate istanze religiose attraverso la lettura delle pale d’altare fu però solo uno degli obiettivi di quel suo primo lavoro, già indirizzato invece verso le problematiche legate al restauro e alle diverse sensibilità, alle molteplici metodologie che, nel tempo, si sono avvicendate attorno al complesso tema della conservazione: fin dal primissimo Cinquecento. È il caso degli studi sulla cappella Graziani-Garzadori in Santa Corona a Vicenza, dove Maria Cristina Dossi pose l’accento non sul celeberrimo Battesimo di Cristo di Giovanni Bellini, ma sulla Piccola Ercolanese e sul restauro cinquecentesco di quella statua eseguito da Antonio Lombardo. Risalgono alla fine degli anni Novanta le sue collaborazioni con il Museo di Palazzo Chiericati a Vicenza, la partecipazione a mostre e cataloghi.
Lasciato l’insegnamento nella Scuola media superiore, a Venezia aveva finalmente potuto dar corso fattivamente nel ruolo di funzionario del Ministero ad un interesse, quello per la conservazione e per la tutela delle opere d’arte, vissuto anche come dovere, come impegno civile ed etico. Valori certamente acquisiti in famiglia, da una madre che a 14 anni non aveva esitato, assieme ai fratelli, a diventare staffetta partigiana con il nome di Doremì.
A Venezia negli ultimi anni aveva seguito il restauro di innumerevoli opere collocate in complessi monumentali di straordinaria bellezza: dalla Basilica di Santi Giovanni e Paolo alla chiesa di San Francesco della Vigna, dalla chiesa di San Zaccaria a quella di San Benetto, dai Gesuati al Seminario patriarcale, avendo modo di farsi conoscere ed apprezzare da molti parroci veneziani per la sua competenza, per il suo approccio sempre gentile e collaborativo.
Seguiva da ultimo nella Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, assieme ad altri colleghi, il restauro dell’altare dell’Assunta di Tiziano: ed è in questo luogo, da lei così amato, che verrà celebrato il rito funebre mercoledì 16 settembre alle ore 11, da don Gianmatteo Caputo, direttore dell’Ufficio beni culturali ed edilizia di culto della Diocesi di Venezia. (GV)