Con l’allestimento del ponteggio ha preso il via, lunedì scorso, l’intervento di restauro del rosone della facciata della chiesa dei Carmini.
Un intervento programmato da tempo, da quando, lo scorso 9 aprile 2022, il rosone circolare in vetro policromo piombato era stato danneggiato da un fortunale. «Alcuni vetri, che comunque non erano originali, si erano rotti e in questi mesi si sono verificati vari problemi, per le infiltrazioni d’acqua ma anche per i piccioni», spiega l’architetto Filippo Gambarotto che sta coordinando l’intervento.
I tempi di attesa si devono alle autorizzazioni della Soprintendenza, con la quale sono state concordate le modalità di intervento. Anzi: si stanno ancora definendo gli ultimi dettagli. E non sono particolari secondari: «Di fatto il ponteggio attualmente installato serve alle verifiche che faranno nei prossimi giorni i tecnici della Soprintendenza per stabilire se l’intervento di recupero dovrà essere fatto in loco o se si potrà rimuovere il rosone per sottoporlo a restauro all’interno di un laboratorio specializzato. Questa seconda opzione – spiega l’architetto – sarebbe la migliore, perché risulterebbe più semplice».
Il restauro prevede la sostituzione di alcune tessere vitree in corrispondenza di uno spicchio del disegno geometrico dove appunto si erano verificati i danneggiamenti per il fortunale. E poi la pulizia di tutti elementi vitrei che nel tempo sono stati oggetto di opacizzazione. «Si è inoltre ipotizzato di collocare all’esterno una protezione trasparente, invisibile e antiriflesso, in modo che non si verifichino nuovi danneggiamenti dovuti a cause atmosferiche, purtroppo frequenti».
Il rosone circolare, di circa 3 metri di diametro, si inserisce sulla facciata della chiesa che risale ai primi decenni del XVI. Il telaio di contenimento e raccordo nella parte perimetrale è in legno, con una struttura in ferro che divide il rosone in quattro spicchi. La vetrata è realizzata con la tecnica della legatura a piombo sostenuta da una fitta raggiera di tondini metallici esterni.
Nei secoli si sono susseguiti vari interventi, mentre l’impianto attuale si può far risalire al XIX secolo. «Negli anni ’60 si è verificato un nuovo intervento, mentre l’ultimo restauro – ricorda l’architetto Gambarotto – risale al 1996. In questa occasione è stato inserito lo stemma centrale, prima assente, con l’iscrizione SMC (Santa Maria del Carmelo) sormontata da una corona».
Il restauro è stato affidato ad Artepoli, azienda veronese specializzata che sta curando, fra gli altri, anche l’attuale restauro della chiesa della Madonna della Salute.
Serena Spinazzi Lucchesi