La bocciofila di San Sebastiano diventa “un laboratorio di cittadinanza”. A guidare questa nuova fase è il presidente Alvise Marzollo, affiancato da Enrico Bettinello, Francesca Delle Vedove, Gabriele Mareschi e Piero Reis. Il nuovo direttivo è al lavoro per rilanciare una realtà che non intende rassegnarsi allo spopolamento, ma anzi vuole ripartire proprio dal gioco delle bocce per rafforzare il senso di comunità. Lo sport diventa un pretesto per condividere del tempo assieme. «Rigenerare un luogo significa immaginarlo e reimmaginarlo – evidenzia Marzollo – il nostro obbiettivo è dare vita ad un ambiente in cui ognuno trovi il proprio spazio in una comunità inclusiva ed intergenerazionale».
In netta controtendenza rispetto al calo dei residenti, i soci della San Sebastiano sono già trecento e continuano ad aumentare. Nonostante in città sia rimasta l’unica realtà insieme a quella di Murano, a bocce si continua a giocare ogni giorno e tra persone di ogni età. Il recente picco d’iscrizioni ne conferma l’attrattiva. E non solo per i residenti del centro storico. Solitamente i soci entrano in campo verso sera, ma nel pomeriggio il via vai è continuo: universitari che studiano ai tavoli, amici che s’incontrano per un aperitivo al bar, genitori che aspettano i figli impegnati negli allenamenti di basket della vicina società dei Carmini. La storia di questo angolo veneziano ha radici antiche. Un tempo ospitava il convento dell’Ordine delle Suore Filippine impegnate nell’assistenza delle giovani sorde-mute. In mezzo al verde, allevavano animali, coltivavano bachi da seta e curavano un orto di 400 metri. Nel 1957 lasciando il convento, l’area cade in abbandono fino al 1982 quando il Comune la concede al circolo. I soci, con impegno e determinazione, si occupano della bonifica di quello che era ormai diventato un deposito di rifiuti, trasformandolo in un punto di incontro e socialità. La bocciofila di San Sebastiano, come realtà sportiva, ha una storia più antica della sua sede: è infatti una delle più longeve d’Italia. Fondata tra il 1899 e il 1900, istituisce la sua prima sede a San Pantalon, per poi spostarsi in Calle dell’Avogaria, all’interno dell’osteria “Da Carmela”. Qui, tra un bicchiere di vino e una partita, il gioco delle bocce diventa una tradizione serale per molti lavoratori veneziani. Nel 1984 trova la sua nuova sede a Dorsoduro, accessibile da un piccolo cancello in fondamenta Barbarigo, a due passi dalla chiesa dell’Angelo Raffaele. Oggi la bocciofila conta tre campi coperti, inizialmente realizzati in terra battuta e oggi in sintetico, un giardino che confina con gli orti comunali, una sala per feste e cene, un ufficio, una cucina e i bagni. Per frequentarla basta tesserarsi.
«Vogliamo creare uno spazio aperto che accolga e dialoghi con la comunità cittadina – spiegano i componenti del direttivo – e dare vita a collaborazioni con altre realtà del territorio». Dopo aver accolto nelle scorse settimane la casa editrice Wetlands e l’associazione How Do We Meet, la bocciofila si prepara ad ospitare l’evento “Saòr a San Sebastiano” dedicato a bambini e famiglie. Un appuntamento promosso da Ocean Space, il Museo di Storia Naturale e l’Università Ca’ Foscari per confrontarsi sulla sostenibilità dell’ecosistema lagunare e la valorizzazione dei prodotti locali in un’ottica di inclusione sociale. Per il 4 maggio è in programma una grande festa: una giornata per far conoscere questo angolo veneziano a chiunque voglia farne parte.
Costanza Valdina