«E’ difficile trovare parole adeguate per ringraziare le donne e gli uomini del servizio di assistenza domiciliare dell’Avapo». Inizia così una delle ultime recensioni lasciate sulla pagina Facebook ufficiale dell’associazione “Volontari per l’Assistenza di Pazienti Oncologici” di Venezia da chi tale associazione l’ha conosciuta davvero da vicino, in seguito alla malattia della moglie. È un’analisi accurata del duro percorso che il congiunto ha vissuto, reso un po’ più dolce dal sostegno ricevuto dai volontari e dallo staff medico. «Grazie Avapo. Siete un fiore all’occhiello – sono le sue parole conclusive – dell’Umanità».
Di messaggi di ringraziamento ne sono stati lasciati tanti altri e – nell’anno in corso in cui Avapo Venezia celebra ben 30 compleanni – sembrano arricchirsi di un valore particolare, volto a tracciare un bilancio e a ricordare quanto di buono sia stato fatto da quel lontano 5 dicembre 1988 ad oggi. Da quando tutto è cominciato, su iniziativa dell’allora presidente del Lions Club Angelo Partecipazio e della presidente onoraria di Avapo Venezia Maria Luisa Banci Zacchello, i servizi gratuiti offerti dall’associazione per 365 giorni all’anno sono aumentati e si sono consolidati nel tempo: dall’ospedalizzazione a domicilio (cura dei pazienti in fase di malattia avanzata che necessitano di supporto da parte di un’équipe di medici, infermieri, psicologi e volontari), all’assistenza ospedaliera diurna presso i vari reparti e ambulatori dell’ospedale Civile di Venezia e dell’Angelo di Mestre.
Dall’assistenza domiciliare e presenza presso l’Hospice del Fatebenefratelli alla senologia (supporto psicologico alle donne con tumore al seno) e sostegno delle ricerche oncologiche. «Sulla carta siamo 130 volontari tra i quali molte presenze storiche non più attive – perché ormai anziane – come quella di una signora 92enne», spiega Teresa Baldi Guarinoni, la presidente, descrivendo i requisiti – ossia un’età compresa fra i 21 e i 70 anni, il non avere una patologia in corso, il non aver subìto un lutto nell’ultimo anno – e la preparazione a cui un volontario è sottoposto per prassi: 10 incontri per capire in quale ambiente si andrà ad operare, un periodo di tirocinio in cui all’aspirante volontario viene affiancato un tutor, un incontro mensile con la psicologa per 6 mesi. Tra teoria e pratica, insomma, un percorso della durata di circa 9 mesi. «Il paziente rimane stupito quando vede i volontari. Bisogna imparare – commenta – a porsi in un certo modo, anche a far silenzio. Poi piano piano si entra in sintonia. Nonostante la qualità della vita sia migliorata, quando ti ritrovi davanti ad una diagnosi ti si rivoluziona il mondo».
Ascoltare, prima di tutto. «L’importanza dell’ascolto: è soprattutto questa – afferma il vicepresidente Giambattista Pauletti – la nostra missione. Il volontario diventa il catalizzatore delle confidenze del malato che non vuole sfogarsi sul parente per paura di appesantirlo e viceversa. Il volontario, quindi, sta in ascolto. L’importante è riuscire però a creare un distacco fra quel momento e gli altri della propria vita, altrimenti non si è più utili». In occasione del 30° anniversario, lo scorso 25 settembre l’associazione veneziana ha organizzato un concerto su invito e ora continuerà i festeggiamenti il prossimo 18 ottobre con un evento scientifico dal titolo “Avapo Venezia: il cammino nel passato, l’impegno nel presente, lo sguardo al futuro» (ore 17 presso la Scuola Grande di S. Rocco).
Marta Gasparon