«Quel giorno in vaporetto ho rischiato di morire. Oggi, vedere il Mose in funzione e Piazza San Marco all’asciutto è un sollievo indescrivibile. La notte dell’Aqua Granda ero in Piazza: sono stati momenti di terrore”. Setrak Tokatzian, imprenditore di Piazza San Marco, a tre anni dall’anniversario del 12 novembre 2019, ricorda così quella notte rimasta nella mente di tutti i veneziani e non solo. «Appena ascoltate le previsioni – racconta – senza pensarci un attimo, sono uscito di casa, al Lido, per tornare subito a Venezia, in piazza, dove ho le mie attività. La forza del vento ha fatto partire il vaporetto, senza che il marinaio avesse ancora staccato gli ormeggi: ci siamo ritrovati in laguna nel pieno della tempesta. A bordo c’erano circa venti persone: ho visto gente che piangeva. Nel viaggio, nessuna fermata. In maniera fortuita siamo arrivati ai Giardinetti, dove il vaporetto è riuscito ad attraccare e a farci scendere. Arrivato in piazza, con gli stivali alla coscia, ho trovato sei-sette persone».
L’imprenditore ricorda la paura di quei momenti: «Ad un certo punto in piazza è arrivata una telefonata che ipotizzava, dal centro maree, una quota massima anche oltre i 190 centimetri. Per fortuna, dopo qualche secondo, da Ca’ Farsetti è arrivata un’altra telefonata che rettificava quella previsione». La marea quella notte si è fermata a 187 e, dopo aver provocato danni in tutta la città, fortunatamente si è arrestata. «Di colpo l’acqua è scesa di 50 centimetri. Altrimenti sarebbe stata una tragedia. Ho atteso di tornare a casa fino alle 2 di notte, non c’erano approdi agibili a parte quello al Savoia Jolanda». A tre anni da quel disastro, la città si è risollevata. E nel frattempo è entrato in funzione il Mose. «Commercialmente è stata una grande fatica risollevarsi, tra acqua alta e poi il lockdown dato dall’emergenza Covid, ma ce l’abbiamo fatta. Il Mose per noi è una certezza, ora speriamo che procedano spediti anche i lavori di sistemazione della Piazza San Marco. Venezia deve puntare su un turismo di maggiore qualità, meno invasivo e più selezionato. Quello che viene, ad esempio, dai grandi eventi culturali. Tutti, però, hanno il diritto di venire a Venezia, purché abbiano rispetto della città».
Lorenzo Mayer