«Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata»: il Patriarca cita la famosa frase di Tito Livio, lo storico latino. Qualcosa di essa torna anche oggi, in riferimento a Venezia. In particolare pensando «ai due recenti gravissimi scampati pericoli, susseguitisi nel breve volgere di 40 giorni, proprio in queste acque. E ringrazio il Signore perché non si sono trasformati in irreparabili tragedie; ma molto, anzi, troppo si è rischiato».
Mons. Moraglia si riferisce ai due episodi che hanno visto protagoniste le grandi navi da crociera e la frase di Tito Livio serve a sottolineare che le decisioni vanno prese senza continuare a temporeggiare, soprattutto nei luoghi delle decisioni fuori dalla nostra città.
L’occasione per il monito e per l’invito del Patriarca è la cerimonia di apertura del ponte votivo per la festa del Redentore, stasera a Venezia. Cerimonia che si è tenuta alla presenza della presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati, e del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro.
Nel suo indirizzo di saluto, il Patriarca si è soffermato anche sul futuro di Venezia, sui pericoli e le opportunità: «Nessuno vuole che Venezia diventi una sorta di Disneyland “a cielo aperto”. Adoperiamoci perché questo non avvenga; bisogna, allora, rispettare le sue fondamenta, i campi, i campielli, le calli, piazza San Marco… Il rispetto è la prima declinazione della parola amore; amiamo la nostra città se la rispettiamo, se non la sovraccarichiamo di eventi, di flussi di visitatori…; certo, la città deve essere aperta, è bene dell’umanità, ma non può essere aperta a tutto e diventare spazio di conquista di nessuno. La città deve quindi fare i conti con le sue dimensioni, risorse, limiti: deve essere capace di progettarsi con ottimismo, sapendo osare, con intelligenza ma riconoscendo sempre la sua strutturale fragilità».