«Ci uniamo volentieri a questa maratona di digiuno. Il digiuno è un segno antropologico che dice il valore della vita che va al di là e oltre il nutrimento. Per il cristiano poi nel giorno dell’inizio del cammino quaresimale assume un significato importante. Gesù che digiuna nel deserto è Gesù che dona la sua vita per gli altri. Alberto speriamo di poterti abbracciare presto insieme ai suoi familiari». Anche il Patriarca, monsignor Francesco Moraglia, partecipa al digiuno promosso da amici e colleghi di Alberto, per chiedere la liberazione di Alberto Trentini, il cooperante italiano, quarantacinquenne, originario del Lido di Venezia che si trova in stato di arresto in Venezuela dal 15 novembre, mentre era impegnato ad aiutare i disabili e i più bisognosi.
La maratona del digiuno è partita da mercoledì 5, giorno d’inizio della Quaresima e proseguirà ad oltranza, fino a quando Alberto non sarà tornato a casa sano e salvo. In questa iniziativa, con turni a staffetta di 24 ore, è impegnata attivamente anche la parrocchia di S. Antonio. Complessivamente hanno dato l’adesione oltre 400 persone di varie realtà e provenienza. Intanto il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Alfredo Mantovano, nelle ultime ore, ha ribadito il massimo impegno nel riportare a casa il cooperante di cui la famiglia non ha famiglie dirette da quasi quattro mesi. «Siamo oggi impegnati a restituire ai suoi familiari Alberto Trentini dal novembre scorso detenuto per ragioni non chiare in Venezuela. E’ una situazione complessa e di difficile soluzione, abbiamo attivato tutti i canali e confermo ai genitori che stiamo investendo ogni sforzo per rendere possibile il rientro».
Lorenzo Mayer