È passato quasi un anno dalla marea eccezionale e cessato da mesi il lockdown per l’emergenza sanitaria in corso, ma molti sono ancora i commercianti in difficoltà. È il caso della cartoleria “L’Isola che non c’è” in campo San Barnaba, gestita da Nazareno Vianello insieme alla moglie Elena. La loro ad oggi è una cartoleria che resiste. Con l’acqua alta dello scorso novembre hanno avuto una perdita di oltre 30 mila euro, senza contare i giorni di chiusura impiegati per sistemare il negozio e il calo di clientela successiva, a cui poi si è aggiunto lo stop forzato nei mesi in cui la pandemia da Coronavirus impennava. «Noi lavoriamo con residenti e studenti ma anche con turisti. A Natale abbiamo avuto incassi da fame, con un calo oltre il 50%. Gli studenti dell’università sono tornati a casa e i turisti non arrivavano per via del timore di trovare Venezia allagata» spiegano, dicendo che per avere il rimborso da parte dello Stato hanno dovuto acquistare la merce che era andata persa in anticipo: «Ma senza guadagni e soldi in tasca è stato terribile, abbiamo dovuto raschiare il fondo del barile. Inoltre quando il rimborso è arrivato questo è servito solo per pagare parte dell’affitto, cibo e tasse». Diverse sono infatti le cose che non sono riusciti a riacquistare, inoltre non hanno potuto sostituire le due stampanti con cui portano avanti il lavoro di copisteria: «Le abbiamo riparate ma con i danni provocati dalla salsedine la ditta ci ha detto che possono smettere di funzionare da un momento all’altro».
La raccolta fondi on line. Inizialmente Nazareno e Elena pensavano di riprendersi, ma le acque alte si sono ripetute e a fine dicembre, arrivati i pagamenti del mese, hanno deciso di avviare la raccolta fondi “Sos Acqua Alta – l’Isola Che Non C’è Arte Venezia” su www.gofundme.com per cercare di salvare la loro attività che è anche il luogo dove è nato il loro amore. Nazareno, titolare da vent’anni, ha conosciuto la moglie una decina di anni fa proprio qui, quando lei frequentava la cartoleria come universitaria. La raccolta fondi era partita bene ma poi ha subito una battuta d’arresto con l’arrivo del Coronavirus: sono 1.871 euro ad oggi i soldi offerti da 41 donatori, a fronte della speranza di raccoglierne 8 mila. «La raccolta continua, confidiamo nella generosità delle persone» dicono rinnovando l’appello. Nel frattempo il Coronavirus ha inferto un’ulteriore ferita, portando altri mesi difficili con la chiusura delle scuole e delle università. Il proprietario dell’immobile ha diminuito l’affitto del 40% da marzo fino a novembre, un aiuto che però per quanto significativo non basta.
Permane l’incertezza. Ora che l’anno scolastico è iniziato, così come i vari corsi universitari e dell’Accademia, la cartoleria però continua a vagare nell’incertezza del domani. «Residenti e studenti di solito con l’inizio dell’anno scolastico facevano scorta e noi facevamo ordini consistenti, ma questo è un anno diverso. Oggi non si sa se la scuola rimarrà aperta e quindi se certi materiali serviranno. Inoltre abbiamo dovuto capire con oculatezza se ogni singolo pezzo potrà essere venduto, non abbiamo abbastanza soldi per comprare cose che poi potrebbero rimanere in giacenza». Resta inoltre l’incognita di quanti universitari si riverseranno in città, visto che le università hanno aperto in modalità mista, in presenza e online: «Per ora un po’ di movimento si è visto con la riapertura della vicina sede di lingue orientali ma stiamo lavorando molto poco, gli affari sono ridotti all’osso. In questi ultimi mesi abbiamo lavorato quel tanto che bastava per riuscire ad avere un piatto in tavola, oggi si guadagna in 15 giorni quello che prima si faceva in due» spiegano i coniugi.
«Una penna ci salverà». Durante i mesi di lockdown, e ancora oggi, la cartoleria si è attivata per svolgere consegne a domicilio per i residenti o inviando materiale tramite corriere per chi vive fuori città: «Una copisteria universitaria può far prezzi diversi da una cartoleria di piccolo paese». Questa è la strategia impiegata per venire incontro agli studenti e, allo stesso tempo, per andare avanti. Nazareno e Elena insomma non si arrendono e a luglio hanno anche lanciato l’iniziativa “Una penna per salvare il negozio”: «Se ogni persona che entra compra una penna o la aggiunge ai suoi acquisti ci aiuta a restare a galla» spiegano, dicendo che diversi sono coloro che hanno aderito alla campagna. «La generosità delle persone ci ha veramente colpito e commosso, speriamo continui. – dicono, sapendo però che per i prossimi mesi non possono ancora fare previsioni – Troppe sono le incertezze e non resta che vivere alla giornata».
Francesca Catalano