Rammendare, cucire, riassettare le reti da pesca. Un mestiere (quasi) d’altri tempi che però, nell’antico borgo di Malamocco, al Lido di Venezia è ancora ben vivo.
Sono rimasti in tre. Due fratelli, Claudio e Roberto Vianello, pescatori da sempre, e Davide Bullo che, innamorato di Malamocco, si è avvicinato a questa vita, poco comoda, ma sana e affascinante da alcuni anni. Cucire le proprie reti da pesca significa prendersi cura anche del proprio futuro. «Ci stiamo preparando alla stagione delle seppie», raccontano. Oltre ad essere un lavoro, pare che questa occupazione sia diventata anche un’attrazione per turisti tanto che la voce si è sparsa e qualcuno arriva fino a Malamocco appositamente per vederli all’opera. C’è chi si ferma anche per ore a guardarli mentre si danno da fare con il cucito. Loro sono anche ben disposti a tramandare il segreto del mestiere ai bambini, che li ascoltano incantati e talvolta diventano anche preziosi collaboratori. «Riparare quello che si può, anziché acquistare una cosa nuova alla minima imperfezione – racconta Davide Bullo – me l’hanno insegnato in famiglia, quando uscivamo in laguna o in mare per andare a pesca. Cucire le reti da pesca serve anzitutto a noi, ma poi mettiamo a disposizione questa nostra attività anche per gli altri. La passione per la pesca mi è venuta guardando il mare. Il mio socio Claudio proviene da una famiglia di pescatori, io no, ma sono stato imbarcato su un peschereccio per circa 15 anni. Qui è nata la cura per il materiale. Le reti sono state danneggiate un po’ dall’usura e un po’ dal granchio blu. Così da una passione questa per me è diventata anche una professione».
Prendono poi la parola Claudio e Roberto Vianello: «Purtroppo questa vita è destinata a scomparire. È faticosa. Ma non la cambierei con nulla. Quando eravamo bambini e vedevamo i nostri genitori o nonni riassettare le reti da pesca eravamo orgogliosi di loro e di far parte della famiglia. Oggi, ai ragazzi ai giovani, questo non interessa più purtroppo. E se ci troviamo ad aggiustare noi le reti, dopo una notte di pesca, è anche perché non si trovano più maestranze che svolgano questo lavoro. Oggi questa laboriosità sta via via scomparendo, anche perché il settore della pesca è in piena crisi».
«A Malamocco – concludono Davide Bullo, Claudio e Roberto Vianello – siamo rimasti ancora noi qui a lavorare in piazza delle Erbe. A Pellestrina c’è qualcuno in più. Ma comunque siamo rimasti in numero sempre più esiguo. I ragazzi di oggi, a parte qualche eccezione, hanno poca pazienza e voglia di imparare magari stare ore al freddo a lavorare. Ma l’odore del mare, i colori del tramonto sono impagabili».
Lorenzo Mayer