Mani che hanno digitato al computer, scavando a ritroso nei ricordi personali. Dita che hanno sfogliato documenti, volantini, referti sportivi… Occhi che hanno selezionato fotografie, spulciando tra decine e decine di album fotografici. E soprattutto piedi: quelli dei tanti bambini e ragazzi che hanno corso e saltato sul parquet della palestra Zambelli negli ultimi quarant’anni abbondanti. E’ una storia corale quella raccontata nel libro “Unione Sportiva Carmini. Più di 40 anni di basket a Venezia in 30 racconti”, pubblicato dalla società di basket di Dorsoduro guidata dal presidente Paolo Bergamin. Un libro, pazientemente curato da Simone Rauch, che non ripercorre in maniera sistematica tutta la storia di questa piccola società sportiva, nata inizialmente all’interno della parrocchia dei Carmini e diventata punto di riferimento per tanti bambini e per le loro famiglie. E’ piuttosto un diario di emozioni, raccontate da molti dei protagonisti – dirigenti, allenatori, giocatori e giocatrici – che hanno condiviso la passione per la pallacanestro, il gusto dello stare insieme e il desiderio di crescere, come persone prima ancora che come atleti. Una storia che ha un inizio ufficiale nel 1962, nel Patronato La Fontaine dei Carmini, quando nasce la polisportiva dedicata alla ginnastica. Mentre il basket arriva più avanti, nel 1978. Il presidente è Giovanni Angelin, ma il dirigente che dà l’impulso alla storia cestistica della società è Paolo Bergamin, ancora oggi anima e fulcro di tutte le attività, dai corsi di minibasket per i più piccoli, fino alle squadre giovanili, che tante soddisfazioni hanno colto in questi quattro decenni. «Le prime partite – ricorda Bergamin nel libro – si giocarono nei patronati più vicini, dai Tolentini ai Cavanis, per poi affrontare le squadre più rinomate di allora, Die’n’ai, Casteo, Laetitia».
Un grande campo da basket a cielo aperto. Venezia come un grande campo di basket a cielo aperto, tante erano in quegli anni le società e le squadre impegnate nei campionati giovanili e non solo… C’era chi utilizzava il campetto del patronato all’aperto, chi aveva la fortuna di accedere al palasport dell’Arsenale, chi alla Misericordia… I Carmini avevano il “privilegio” di poter utilizzare una palestra di recente costruzione, la “Zambelli”, dell’omonima scuola elementare. Peccato che le misure fossero – e siano tuttora – ridotte e che non sia dunque considerata a norma per disputare i campionati giovanili. Ma la “Zambelli” oggi come allora è il cuore delle attività dei Carmini e lo racconta bene proprio il presidente Bergamin: «Sono invecchiato in questa piccola ma preziosa palestra. Ho visto passare tanti bambini e ragazzini. Ho vissuto le loro prodezze, così come le loro difficoltà. Ho partecipato alla gioia delle vittorie e dei trofei vinti, all’amarezza per le loro sconfitte, alla gratificazione delle loro piccole e grandi confidenze, dei loro problemi. Di riflesso vivevo con loro, facendo mie le loro avventure sportive, fino a convincermi di essere io stesso l’esecutore dei loro canestri». E qualcuno, passato di qua, di strada ne ha fatta davvero.
Una giocatrice di Serie A. Come Angela Gianolla, giocatrice di Serie A e della Nazionale, da pochissimo passata ad allenare. Lei stessa, nel libro, racconta come il suo incontro con il basket sia stato casuale: «Un gentile volontario dei Carmini mi consegnò un volantino fuori dalla scuola Renier Michiel, dove frequentavo la terza elementare. Andai alla prova di minibasket e fino ai 39 anni il basket ai massimi livelli è stato la mia vita». Pur avendo cambiato tante squadre e città (vincendo due scudetti) il legame con i Carmini e la sua prima squadretta, tutta di maschi, è rimasto immutato: «Indipendentemente dal livello in cui giochi un compagno di squadra è per sempre», scrive. Giocatori e giocatrici, allenatori e dirigenti, tanti genitori che si sono improvvisati accompagnatori, cronometristi… La “famiglia” dei Carmini continua a coinvolgere entusiastiche adesioni. Basta bussare alla porta della sede, nel campo a fianco della chiesa, spostata qui dopo il “trasloco” dalla storica stanzetta del patronato La Fontaine, per trovare Paolo Bergamin circondato da trofei, targhe, cimeli… E per raccogliere le nuove iscrizioni: ci sono ancora così tanti campionati da giocare.
Serena Spinazzi Lucchesi