«Voglio trasmettere ai miei figli la gioia e la scelta di essere cristiani». Il capitano del Venezia Football Club, Marco Modolo, nativo di San Donà di Piave, 35 anni il prossimo 23 marzo, descrive così cosa vuol dire essere un uomo felice per il prossimo Natale.
«Sono sempre stato molto credente – racconta il capitano – poi, ultimamente tra i figli piccoli e gli impegni sportivi, non è sempre facile trovare il tempo per andare in chiesa. Ma ora sono contento perché con la mia compagna Benedetta stiamo ricominciando a trovare il tempo per frequentare la parrocchia. Ci teniamo a dare ai nostri figli una formazione cristiana. Poi quando diventeranno grandi saranno loro a decidere che scelte fare e quali strade intraprendere, ma penso sia giusto dare loro questa impostazione di valori, che fa parte integrante della nostra cultura e dei nostri principi. Ricominciare, piano piano, a frequentare la parrocchia è una cosa molto bella, che ci fa sentire ancora più a casa».
D’altro canto, Modolo è alla decima stagione in arancioneroverde, una sorta di seconda pelle. «Non so per quanti anni giocherò ancora – spiega – perché bisogna fare i conti con il tempo che passa. A marzo gli anni saranno 35. Non ho ancora deciso cosa farò in futuro. Per ora rimango concentrato sul presente. Sicuramente, un giorno, mi piacerebbe tornare con il Venezia in serie A. Ci stiamo impegnando tutti per questo obiettivo: società, giocatori, mister, staff tecnico e tifosi. Essere arrivato in laguna in Serie D e contribuire a riportare la squadra in serie A sarebbe per me una cosa meravigliosa, la favola e un cerchio che si chiude. Ma ora lasciamo da parte i sogni, impegniamoci partita per partita, e vediamo dove arriveremo».
Tra pochi giorni arriva Natale. «Per me e Benedetta la cosa più bella è vedere trasmessa e riflessa la gioia del Natale negli occhi dei nostri bambini, Tommaso e Camilla. Natale oggi è tutto per loro e la soddisfazione più bella è vedere la loro felicità. Trascorreremo insieme, con queste sensazioni, la mattina di Natale. Insieme perché per me il Natale è famiglia e tradizione. Poi, nel pomeriggio del giorno di Natale, viaggerò con la squadra verso Piacenza per la partita di campionato di mercoledì 26. Ma intanto la mattina di Natale faremo in tempo a stare in famiglia, ad andare a messa la mattina di Natale e trascorrere così questa festa che ancora oggi per me rappresenta uno dei momenti più belli dell’anno».
I suoi ricordi di bambino a Natale sono ancora indelebili. Marco non sognava un pallone sotto l’albero come tanti suoi colleghi calciatori: «I miei hanno una struttura ricettiva a Malga Ciapela, in montagna, per cui tutti i miei Natali da ragazzo li ho sempre trascorsi lì, insieme a tutta la mia famiglia. Il Natale per me era la giornata trascorsa sulla neve, l’attesa per scartare i regali sotto l’albero, la messa la mattina del giorno della festa. Tra i regali più belli che ho ricevuto non potrò mai dimenticare, negli anni ’90, il game boy e il Nintendo, quando la tecnologia non era ancora, ovviamente, quella a cui oggi siamo abituati. Quello fu un regalo che non dimenticherò mai».
Lorenzo Mayer