Ventiquattr’ore in cui il fisico conta solo per il 40 per cento. Il resto è tutta testa. Ventiquattr’ore di corsa in un circuito lungo 1382 chilometri, poco più che un chilometro, da correre in loop in una corsa di resistenza soprattutto mentale, entro cui sciogliersi e perdersi: «E’ qui che capisci che in realtà, di fronte alla fatica, siamo tutti uguali. Chi corre forte, chi piano, per tutti conta soltanto una cosa: portarsi a casa la gara». Andrea Zambon spiega così l’Ultramarathon Festival Venice, la gara al limite dello stremo che in modo quasi surreale porterà il prossimo 15 e 16 aprile almeno quattrocento persone a correre per un’intera giornata, notte compresa, all’interno del Parco san Giuliano di Mestre.
L’Ultramarathon Festival Venice, organizzata dalla Umf Venice Team Asd, è giunta alla sua terza edizione e quest’anno ospiterà il Campionato italiano Fidal Assoluti e Master della 24 ore, evento tappa del 21° Grand Prix Iuta 2023 di Ultramaratona. Una kermesse che aveva avuto la sua prima edizione nel 2012, e che è ritornata dopo uno stop di dieci anni per volontà di Elisa. Lei, Elisa Suman, veneziana del Lido, appassionatissima ultrarunner e compagna di Andrea Zambon, è mancata nel 2020 a causa di un tumore e oggi dà l’ispirazione per questo evento a lei dedicato.
Oltre alla gara che incoronerà i nuovi campioni nazionali, lungo il circuito di 1.382 metri da percorrere in senso antiorario (un anello filante e piatto interamente su asfalto, senza curve secche, certificato Fidal e riconosciuto a livello internazionale) si svolgeranno anche le competizioni della 6 ore e della 12 ore. Non da ultima, si aggiunge quest’anno una novità assoluta: la 24 ore di staffetta a squadre, a cui si sono già iscritte una ventina di formazioni per quasi 250 atleti dei 400 partecipanti totali, che giungeranno a Mestre da tutto il territorio nazionale ma anche oltre, con presenze di atleti cecoslovacchi, spagnoli, dall’Ucraina, dalla Romania. «Abbiamo voluto puntare anche sulla staffetta – spiega il patron della manifestazione, Andrea Zambon – convinti del valore aggregativo di questa modalità di gara. La possibilità di creare un team tra amici atleti, il condividere giorno e notte un’avventura di questo tipo, può regalare a chi vi partecipa un arricchimento dello spirito sportivo e l’occasione per vivere serenamente la competizione. Al tempo stesso, la staffetta diventa occasione conoscitiva e di primo approccio alla disciplina dell’ultramaratona».
E alla fine di ogni gara, un momento di aggregazione è assicurato: «Alla fine di ogni competizione, per creare aggregazione, avremo anche il terzo tempo. Ogni partecipante oltre a usufruire dei nostri ristori potrà portare un prodotto dalla propria terra: un altro modo per vivere questa sfida insieme».
Maria Paola Scaramuzza
(foto di Pierpaolo Gelussi)