Le persone poco metodiche come me cercano di lavorare per obiettivi, solitamente nell’imminenza delle scadenze dando il massimo che possono. È abbastanza stressante ma è anche grande il sollievo di vedere una cosa sistemata. Mio nonno concludeva i lavori con l’espressione “Cosa fatta, capo ha”: inizia qualcosa di nuovo perché è compiuto ciò che veniva prima.
Saggezza vuole che si vedano sempre le cose compiute come un nuovo inizio, in cui la speranza di bene prevale sulla nostalgia di ciò che si è concluso o si è deciso di lasciare, altrimenti è facile scivolare nel cinismo, che augura “primo giorno da disoccupato” ai laureati, “primo giorno di arresti domiciliari” ai mariti, “ecco, hai finito il catechismo” ai cresimati e così via. Magari lo si dice come battuta, ma se si domandasse: “quale bene auguri a chi hai davanti?” si capirebbe il senso dei biglietti di auguri prestampati, perché c’è tanta gente che non sa in che direzione guardare al futuro.
La vita dei bambini, grazie a Dio, con le tappe che segnano la loro crescita, invece, si distanzia da questa logica: ogni avvenimento dell’infanzia è un traguardo che apre a mete nuove: Gesù venne circonciso all’ottavo giorno dalla nascita e “Gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo”. Il Natale non è qualcosa di chiuso in sé: attenti alla poesia! In tanti si richiamano ad essa, che di per sé non è malvagia ma poi riducono il Natale ad un pacchetto di emozioni gratificanti che dura al massimo quanto gli avanzi del pranzo del 25. Non solo è nato “Dio con noi, Emmanuele” (che è già una cosa grandiosa) ma è nato “Dio salva, Gesù”: adesso si fa sul serio, c’è un mondo che attende questa salvezza che si compirà nel sacrificio della Croce. E questa salvezza è per me e per te.
Questa consapevolezza è un sano correttivo alla poesia vuota, fatta di tepore domestico, luci e cibo. Conosco persone che faticano a tenere in casa il crocifisso e magari non incrociano né posate né strette di mano per evitare questo segno, che spaventa nella sua crudezza. Dio ha pensato anche a questi. Il Natale, in fondo, è la Pasqua nella dimensione della tenerezza di Dio. Per tutti quelli che potrebbero essere intimoriti dalla drammaticità dei giorni del Triduo, il Crocifisso Risorto si mostra a noi nella figura di un bambino di pochi giorni.
Quel bambino, per chi lo guarda con gli occhi della fede, presenta già le stigmate della nostra salvezza; ma anche per chi si accosta da profano, da raramente praticante, da bestemmiatore occasionale, c’è la tenerezza disarmante di un bambino che chiede solo di essere preso in braccio. La Madonna non è gelosa: dona Gesù da tenere in braccio a Simeone, voglio immaginare anche alla profetessa Anna, lo dona a ciascuno di noi.
Viviamo questa Ottava di Natale nella luce che s’irradia dalla Pasqua di Cristo.
Don Valentino Cagnin
Il Vangelo di domenica 3 gennaio
In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.
Gv 1,1-18