Alla spicciolata, in questi ultimi mesi, le famiglie vi hanno fatto ritorno. E adesso i loro figli ritrovano l’asilo. Proprio in questi giorni a Qaraqosh riapre l’asilo delle suore domenicane, dopo che era stato danneggiato dall’Isis. La ricostruzione è stata possibile grazie a una delle campagne della Fondazione Avsi che, ispirandosi alla Dottrina Sociale della Chiesa, opera nelle situazioni di emergenza in tutto il mondo. Ma in questo progetto internazionale c’è anche un pezzettino di Mestre, grazie a un gruppo di studenti che hanno deciso di mettersi in gioco in prima persona: sono i “Giovani per il futuro”, una trentina di ragazzi del liceo Bruno-Franchetti che dalla scorsa primavera hanno deciso di “esserci” e di fare qualcosa. «Vogliamo essere presenti, riportando alcune tematiche all’attenzione dei mestrini», spiegano Samuele Rampini e Pietro Ferrazzi. «Pensiamo che Mestre dia ben poche opportunità ai giovani e per questo abbiamo deciso di impegnarci». Non solo per la loro città, ma con un’apertura al mondo, come dimostra la serata dedicata proprio alla campagna Avsi per la ricostruzione dell’asilo a Qaraqosh. Ospite dell’affollato incontro presso l’Officina del Gusto, Edoardo Tagliani responsabile dei progetti dell’Area Medioriente di Avsi. Dopo aver illustrato le attività della Fondazione e il progetto, i giovani hanno avviato una raccolta fondi per sostenere la riapertura dell’asilo. Raccolta alla quale tutti possono aderire, collegandosi al sito www.avsi.org.
La ricostruzione di Qaraqosh. La ricostruzione di Qaraqosh, antichissima enclave cristiana in Iraq, è iniziata da qualche mese dopo la ritirata dell’Isis. Tutti ricorderanno (ne ha scritto anche GV a più riprese grazie alle testimonianze di don Giorgio Scatto) che Qaraqosh era stata conquistata dall’Isis il 6 agosto del 2014, costringendo circa 100mila persone a lasciare le proprie case e a rifugiarsi a Erbil, nel Kurdistan iracheno. Avsi è intervenuta subito con un’iniziativa in favore dei bambini, circa 400, che frequentavano l’asilo delle suore domenicane aprendo un asilo temporaneo a Erbil: «Con lo stesso personale», ricorda Tagliani sottolineando la necessità di garantire ai bambini una parvenza di normalità anche in una situazione di emergenza come quella.
Le milizie dell’Isis si ritirano. Dopo due anni sotto l’Isis, tra il dicembre del 2016 e il marzo del 2017, Qaraqosh viene liberata, le truppe del Califfato si ritirano lasciando una città devastata. «Il primo accesso risale a maggio, dopo che per due mesi la zona è stata sminata», racconta Tagliani. «I miliziani in fuga hanno saccheggiato e distrutto la città, la chiesa principale è stata bruciata dopo che nei due anni precedenti era stata usata come luogo di detenzione e tortura dei prigionieri». All’inizio la popolazione ha paura a rientrare, perché non si sa se ci sono ancora miliziani in giro, che magari nel frattempo hanno cambiato “casacca”. Però il desiderio di ritornare a casa, pur dovendo fare i conti con macerie e distruzione, è forte e la gente comincia a “dare un’occhiata” facendo la spola durante il giorno. «Questo tra maggio e agosto, poi la situazione inizia a sembrare più sicura e iniziano i primi trasferimenti, almeno di quelle famiglie che avevano la casa ancora abitabile». Adesso è un fermento di case in ri-costruzione, grazie ai tanti donatori cristiani sparsi nel mondo che stanno sostenendo la rinascita di Qaraqosh. E in questo si inserisce l’iniziativa di Avsi per la riapertura dell’asilo che sta accogliendo i primi bambini proprio in questi giorni. «Adesso che le famiglie sono rientrate in città, era necessario ripristinare la funzionalità dell’asilo. E la cosa bella – racconta Tagliani – è che in tre mesi l’impresa, di Qaraqosh, ha terminato i lavori, addirittura con una settimana di anticipo e risparmiando il 3% dei costi, che ha voluto restituire. Questo per dire che c’è una fortissima volontà di ricostruire la città». Per il momento l’asilo ospita 280 bambini, ma arriverà a pieno regime, tornando cioè a ospitarne 400 entro la fine di dicembre. E questo anche grazie all’aiuto di un gruppo di giovani mestrini.
Serena Spinazzi Lucchesi