L’inquinamento luminoso in Veneto? Da dieci anni è stabile e non cresce. Eppure la quantità di potenza luminosa installata nell’ultimo decennio in città, paesi e campagne è alta. Ma non ha peggiorato la situazione…
«Possiamo vedere la stabilità come un successo, ma ci sono parecchi però…»: mette subito in guardia Andrea Bertolo, dirigente dell’unità operativa di fisica, area est, di Arpav. Di fatto, a lui fa capo tutta la regione per quanto riguarda l’inquinamento luminoso.
Il Veneto è avanti, da questo punto di vista, in Italia. Nel 2009, prima nel Paese, la Regione si è dotata di una legge per contenere l’eccessiva luminosità artificiale, che impedisce di ammirare i cieli stellati, rende difficoltosa la ricerca astronomica e altera i ritmi naturali di piante e animali.
I dati raccolti dalle cinque centraline di cui Arpav dispone in Veneto dicono che nell’ultimo decennio l’inquinamento luminoso è rimasto all’incirca invariato…
Sì, ma l’inquinamento luminoso non è frutto solo delle sorgenti di luce, perché in mezzo c’è l’atmosfera, che modifica la luce. Dipende cioè molto dalla situazione dell’aria. Così, se misurando dal satellite si registra, nell’ultimo decennio, un aumento sensibile, da terra misuriamo una cosa diversa.
Per quale ragione?
La prima e più importante è che, checché se ne dica, negli ultimi dieci anni l’inquinamento atmosferico è diminuito. Rispetto agli anni ’90 ci siamo liberati, per fortuna, del piombo che era nei carburanti; ma anche gli ossidi sono in leggero ma continuo calo. L’aumentata trasparenza dell’atmosfera fa perciò sì che noi, da terra, leggiamo un minore inquinamento luminoso.
E l’altra ragione?
Sta variando il colore del cielo. Tecnicamente: sta variando lo spettro. Significa che l’illuminazione sta cambiando e sta passando da una di tipo caldo a una di tipo freddo. Il passaggio ai led è alla base di questo cambiamento.
Ma questo significa inquinare di più o di meno?
Significa inquinare in modo diverso. I nostri strumenti, quelli che usiamo noi di Arpav ma che si usano per monitoraggio in tutta la comunità scientifica, hanno una loro “finestra” di visibilità e sono un po’ più “ciechi” rispetto alla nuova luce. Perciò confrontare i valori che vediamo oggi con quelli che vedevamo del 2012, in cui c’era molto più sodio e gli spettri luminosi erano diversi, non è del tutto corretto: non stiamo misurando la stessa cosa. Lo strumento con cui misuriamo è il medesimo, ma la luce è cambiata. In più c’è un terzo problema…
Ovvero?
Abbiamo forti sospetti sugli strumenti che stiamo usando: pare che in qualche modo, dopo un tot di anni, esposti all’aperto, abbiamo un po’ variato la risposta. Lo stiamo accertando.
Per cui il risultato finale è…?
…che la stabilità registrata non è tout court interpretabile nel dire che l’inquinamento luminoso è fermo. I dati di potenza installata e i dati da satellite dicono che sta aumentando. Certo è che un po’ sta cambiando è un po’ le nostre misure stanno cercando inseguire qualcosa che cambia, per cui la situazione non è semplice…
E dal punto di vista della sensibilità della gente per il tema dell’inquinamento luminoso?
Qui il bicchiere è mezzo pieno: in Veneto, grazie alla legge regionale e all’azione della nostra agenzia e dei Comuni l’attenzione è cresciuta. Dieci anni fa avevamo una o due richieste e segnalazioni all’anno, da parte dei cittadini, che ci chiedevano di fare verifiche rispetto a situazioni non consone; adesso ne abbiamo una o due a settimana. Il 2022, per esempio, è iniziato subito con l’esposto di un cittadini che scrive: di fronte a casa mia hanno fatto nuovo condominio e hanno installato un’illuminazione fortissima, per cui mi devo barricare in casa. Chiedo ad Arpav di verificarne la correttezza…
A proposito: chi inquina di più? L’illuminazione gestita dalle istituzioni pubbliche? O quella dei privati?
Il problema è il provato. L’illuminazione pubblica è molto migliorata, in questi anni, sia per efficienza sia per limitazione dell’inquinamento luminoso. Non si installano più lampioni a sfera che emettono luce dappertutto e ciò che si installa è conforme alle norme. Il privato, invece, inquina di più e chi avrebbe il compito di controllare fa molta fatica a farlo.
Per privato intende…?
Soprattutto le piccole attività produttive, di cui il Veneto è molto ricco. La grande azienda, infatti, fa le cose per bene: ha i mezzi, le competenze per farlo e la convenienza a non sbagliare. Il piccolo imprenditore, invece, quando installa corpi luminosi lo fa con quel che trova e va finire che manda in cielo metà della luce. Questo è il vero problema…
Giorgio Malavasi