«Le preoccupazioni ci sono… e per questo dico che sia la basilica di San Marco che la città di Venezia vanno rispettate, custodite e mantenute come realtà vive, di popolo. Speriamo quindi che – con il concorso di tutti – anche certi strumenti, progettati e da tempo in fase di definizione, a questo punto possano entrare presto in funzione e… soprattutto funzionino bene, per ridare speranza alla città e non far venire meno la fiducia nelle istituzioni».
Lo sottolinea il Patriarca, nelle ore che seguono l’alta marea eccezionale e l’eccezionale ondata di maltempo che ha colpito la nostra regione e, in essa, la città di Venezia.
«Nel momento culminante dell’acqua alta – ricorda mons. Moraglia – sono andato a vedere direttamente sia lo stato della Basilica, raggiunta dall’acqua in più punti, sia di Piazza San Marco. E proprio percependo la gravità della situazione ho voluto raccomandare soprattutto le persone e la loro incolumità alla Madonna Nicopeia e al patrono San Marco. In quei momenti la Basilica mi è sembrata l’immagine dell’intera città di Venezia nella sua congenita fragilità».
Una fragilità a fronte della quale vanno poste in campo intelligenza, tenacia e cura continua, perché solo interventi adeguati e una manutenzione ininterrotta rendono possibile una conservazione di lunga durata e di rilevante qualità.
«Non sono un tecnico – prosegue il Patriarca Francesco – e non sono in grado di quantificare i danni arrecati alla Basilica anche perché, oltretutto, in parte si potranno manifestare e verificare solo nel tempo». Ma, come detto, occorre dare continuità e completamento a tutti gli strumenti posti in campo per la tutela della città e della laguna. E il riferimento alle dighe mobili, la cui costruzione è avviata da tempo e di cui da anni si attende il completamento, appare evidente.