In relazione a quanto pubblicato in questi giorni dalla stampa circa la presenza e il futuro dei servizi caritativi in città, il Patriarcato di Venezia ribadisce quanto già noto e sottolineato sul numero del 25 ottobre 2019 del settimanale “Gente Veneta” e precedentemente sul portale on line dello stesso giornale:
· “La Chiesa e la città di Venezia e Mestre hanno delle strutture e delle esperienze significative e consolidate di carità che, in questi decenni, hanno sostenuto e indirizzato il sistema del welfare della nostra società. Le strutture hanno bisogno di essere ripensate e riposizionate sull’oggi, perché questa esperienza possa continuare. Le strutture non chiudono, ma si rinnovano perché c’è ancora bisogno di rispondere alla domanda di chi si trova nella povertà”; in questo modo prosegue la testimonianza di carità che da sempre caratterizza la Chiesa veneziana e che oggi vuole essere particolarmente attenta alle nuove forme di povertà.
· “Tutte le povertà vanno affrontate. Ma in questi decenni Mestre è cambiata. Non siamo d’accordo con l’idea di chiudere le mense, che non elimina il problema”, né si intende nascondere le povertà o portarle lontano dalla città. La povertà va affrontata guardando alla dignità di ogni persona e al bene e al rispetto di tutti i cittadini.
· “Da quest’estate abbiamo offerto la nostra disponibilità di strutture, risorse e persone [per ripensare alcuni servizi caritativi]. È una soluzione che deve vedere il convergere di tutte le istituzioni, prime tra tutte la Diocesi”; è, dunque, assolutamente prematuro parlare di tempi e di luoghi che non sono ancora individuati e che devono, comunque, vedere la convergenza e la collaborazione di diverse istituzioni e realtà cittadine. Non esistono poi progetti di vendita o idee di conversione ad uso turistico degli immobili oggi utilizzati dalla Caritas o da altre realtà di carità e che continueranno ad essere impiegati per scopi pastorali.