Chissà chi ha consigliato ai commissari Unesco di venire a Venezia per la missione consultiva sullo stato di conservazione del Sito patrimonio mondiale Venezia e la sua laguna proprio nel mese di gennaio. In ogni caso, che siano stati consigliati da qualcuno o che abbiamo messo la “x” sul calendario di propria spontanea scelta, hanno optato per il mese sbagliato. Perché Venezia, in gennaio, sembra una città normale. O quasi. I turisti sono pochissimi, non si assiste ad assembramenti nelle calli o sui ponti, non ci sono bivacchi in piazza San Marco (complice anche il gelo), nessuno si azzarda a tuffarsi dal ponte di Rialto o da quello di Calatrava. I vaporetti sono semivuoti e i veneziani si salutano per strada quasi sorpresi di (ri)trovarsi soli. Certo, se ad accompagnare i commissari in visita ci sarà qualche veneziano a fare da cicerone forse le magagne emergeranno ugualmente. Perché all’occhio allenato non sfugge la trasformazione che Venezia sta subendo a causa dello sfruttamento turistico: dai negozi di cianfrusaglie, ai take away, passando per i palazzi storici tutti trasformati in hotel (se cento anni fa fosse prevalsa questa logica oggi non ci sarebbe nessuna scuola e nessun ufficio pubblico, nemmeno la sede di Ca’ Farsetti…), per finire con il proliferare di campanelli con l’etichetta “locazione turistica”, diventata ormai il “cognome” più diffuso in città. Cari commissari, se volete una guida, chiamateci.
Serena Spinazzi Lucchesi
(nella foto l’incontro dei Commissari Unesco a Ca’ Farsetti)