Ogni anno desta stupore l’atteggiamento assunto da alcuni dei protagonisti a quattro zampe nell’istante in cui stanno per accogliere su di sé le gocce d’acqua benedetta: non appena scorgono il sacerdote avvicinarsi con l’aspersorio, anche i più esuberanti si acquietano all’improvviso, talvolta socchiudendo gli occhi e mettendosi quasi sull’attenti, come se fossero realmente consapevoli della solennità del momento, della sacralità del gesto che li coinvolge. E in effetti è sempre coinvolgente la benedizione degli animali che viene impartita nel giorno di S. Antonio abate.
Il rito si è ripetuto a Oriago mercoledì 17 gennaio, data in cui la Chiesa fa appunto memoria del celebre eremita protettore degli animali domestici. Numerosi parrocchiani sono accorsi sul sagrato della chiesa di S. Pietro portando con sé gli amici a due o a quattro zampe, perché il parroco don Cristiano Bobbo invocasse su di loro la benedizione di Dio.
E così, sfidando il vento forte levatosi nel pomeriggio, parecchi cani di tutte le taglie, qualche gatto e un pappagallo hanno vivacemente movimentato lo spazio antistante alla chiesa, consentendo il rinnovarsi di questa antica e suggestiva tradizione ripristinata negli ultimi anni da don Cristiano.
La lieta cerimonia ha avuto un’appendice in due fattorie, dove il parroco si è recato a benedire i bovini nelle stalle, compreso un tenero vitellino nato nelle prime ore della giornata.
C’è chi ritiene che riti di questo genere siano superati e debbano essere confinati nelle plaghe remote di un passato che oggi può apparire intriso di eccessiva ingenuità, se non addirittura di superstizione. In realtà non è così, perché celebrazioni come questa servono a riaffermare la dignità di tutti gli esseri viventi, ricordandoci l’armoniosa sapienza del disegno di Dio che li ha chiamati ad esistere e a condividere in qualche maniera le vicende umane. Un motivo in più per dire grazie al nostro Padre celeste lasciando affiorare sulle labbra una delle invocazioni ascoltate durante il rito: “Sii benedetto, Signore, per tutte le tue creature che ci invitano a cantare la tua lode”.
Elda Gasparini