Un libro scritto con parole semplici, capaci di arrivare dritte al cuore. Pagine intrise di vita vissuta, segnata da una lotta contro un male incurabile che ha sconvolto i piani senza preavviso e nella quale non possono che riconoscersi tanti altri bambini come Alessandro.
Questo è “Alessandro. I bambini non muoiono mai”, scritto da nonna Nicoletta Favaretto e dedicato al nipote Alessandro Sgambati, nato il 24 agosto 2012, che ha perso la sua lunga battaglia contro la malattia, un neuroblastoma, all’età di 8 anni, il 12 dicembre 2020.
Il libro verrà presentato domenica 20 novembre, alle ore 16, nella sala teatro, in piazza della Chiesa a Ramon di Loria
«Quando Alessandro è venuto a mancare – racconta la nonna – ho fatto tre sogni particolari. Tra questi, uno incentrato proprio sulla realizzazione del libro: è stato Alessandro a indicarmi che avrei dovuto farlo, dandomi una forza incredibile. Mi sentivo guidata, così ho cominciato a scrivere», racconta Nicoletta, di Oriago, spiegando come la figlia, Valentina Celin, nel giorno in cui Alessandro avrebbe festeggiato il suo compleanno, le ha fatto avere alcune pagine cariche di ricordi legati a quanto vissuto da quel maledetto settembre 2017 in poi.
Un indolenzimento al braccio prima, dei dolori alla gamba poi, fino alla diagnosi e al ricovero presso il reparto di Oncoematologia pediatrica di Padova (cui nell’ultima fase è subentrato il trasferimento nell’hospice pediatrico, destinato alle cure palliative), dove la dottoressa Elisabetta Viscardi, lo staff sanitario e i volontari impegnati a strappare un sorriso nella sofferenza di tutti i giorni, hanno contribuito al bene di Alessandro. Fino alla fine.
«La copertina del libro? Non è casuale e si rifà alla passione che mio nipote aveva per i campanili e per il suono delle campane, oltre che al colore azzurro, che tanto gli piaceva». Un testo correlato da numerosi scatti fotografici, che ripercorre con grande delicatezza la vita di Alessandro prima e dopo la scoperta del neuroblastoma a livello 4 surrenale in metastasi, con una bassa possibilità di essere sconfitto fin dall’inizio. «Ad un certo punto il tumore ha raggiunto anche le ossa, rendendogli impossibile muoversi. Riusciva soltanto a stringere in una mano il suo cellulare», continua Nicoletta, sottolineando come il nipote fosse un bimbo molto maturo per la sua età.
«Un compagno e un amico per la sua mamma. Una persona con cui si poteva parlare come se fosse un adulto. Dopo essere stato sottoposto a scintigrafia, una sera mi ha chiesto:“Nonna, perché Dio ha concesso tutto questo male?”. E che cosa rispondi ad una domanda così?».
Solo alla fine del libro nonna Nicoletta offre a riguardo il proprio spunto di riflessione, nella consapevolezza che la fede vacillata durante la fase della malattia («anche se in fondo non ha mai smesso di camminarmi accanto»), dopo la sua morte Alessandro gliel’ha restituita tutta: «E anche più di prima».
E conclude: «Nonostante mamma Valentina e papà Domenico si fossero lasciati e avessero preso entrambi strade differenti, l’amore per Alessandro li ha tenuti uniti, senza fargli mai mancare niente. Alessandro è stato un dono grande e ci manca moltissimo. Ma è vero anche che ci ha lasciato tanto amore: da lui dovremmo davvero imparare tutto».
Marta Gasparon