La mamma di una ragazza palestinese: «A Mira Rafaeila ha vissuto una libertà mai respirata»
Un mese fa si concludeva la settimana di accoglienza dei ragazzi ucraini e palestinesi ospitati da famiglie del territorio della Riviera. Fra i riscontri pervenuti nel periodo successivo alle famiglie ospitanti, c’è la toccante testimonianza inviata da una mamma di Betlemme la cui figlia Rafaeila, che a breve compirà sedici anni, ha potuto vivere quella straordinaria esperienza. Nel frattempo, laggiù, la situazione si è ulteriormente aggravata, con arresti, uccisioni, distruzione di strade, case, impianti elettrici e di acquedotti un po’ ovunque in Cisgiordania (Betlemme e Ramallah comprese). Di seguito la lettera scritta da Wafa, la mamma di Rafaeila.
«Qualche settimana fa mia figlia Rafaeila è andata in viaggio a Venezia con il suo gruppo scout. È stata un’opportunità entusiasmante. Era uno dei cinque membri selezionati. Ognuno di loro ha soggiornato presso una famiglia ospitante italiana. Durante il suo tempo lì mi chiamava ogni giorno e la sua voce era piena di entusiasmo, ma c’era qualcosa di più profondo. Mi implorava: «Mamma, non voglio tornare». Le sue parole mi hanno spezzato il cuore. La sua famiglia ospitante l’ha trattata come la propria figlia, offrendole calore, gentilezza e un senso di libertà che non aveva mai sperimentato prima. L’ospitalità, la libertà, le infinite opportunità che ha vissuto a Venezia sembravano un sogno. Si sentiva al sicuro, si sentiva vista, sentiva di poter respirare. Quando è tornata a Betlemme è stata una storia diversa. Ha pianto tutto il giorno, sopraffatta dalla differenza tra il mondo che ha vissuto in Italia e il mondo in cui vive qui, confinato tra due strade. Qui siamo circondati da ostacoli, senza spazio per sognare o crescere. Ha assaporato la vita che ogni bambino merita: libertà, opportunità, pace».
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