L’Incarnazione è il fare breccia di Dio nel muro del nostro individualismo. È il messaggio lanciato dal gruppo giovani della parrocchia di Gambarare, che quest’anno ha realizzato il presepe allestito in Duomo.
Un presepe che ha al centro un’idea ben chiara: «L’elemento più evidente – spiegano i giovani stessi – è un grande muro e le immagini affisse ne suggeriscono il significato. È il muro dell’incomunicabilità fra gli esseri umani. L’uomo che, secondo il progetto della Genesi doveva essere relazione, ad immagine di Dio, sembra non saper declinare tra la realtà se non attraverso il linguaggio della violenza e della sopraffazione. Violenza contro la natura creata (ce lo dice la foto dell’uomo che naviga in un mare di plastica) e violenza contro i suoi stessi fratelli (nell’immagine del fotoreporter con in braccio il corpo esanime di una bambina siriana; bombardamenti che distruggono scuole, chiese, città intere)».
Viene spontaneo perciò chiedersi cosa sia successo all’uomo: «Ed è facile domandarsi – proseguono gli artefici della sacra rappresentazione – come mai Dio possa permettere tutto ciò. La ricerca di questa risposta ci fa entrare nel grande e misterioso tema del peccato».
Il muro frapposto dall’uomo e ricostruito dai giovani di Gambarare «presenta però un grosso buco nel centro, una breccia che qualcuno è venuto a realizzare in questa nostra cruda realtà. Siamo di fronte ad un altro mistero che soprattutto in questi giorni stiamo celebrando: la redenzione dell’uomo attraverso l’incarnazione del suo Dio. È questo il messaggio di speranza che la nostra rappresentazione suggerisce».
Ecco, allora, che attorno alla breccia e attorno alla capanna in cui nasce Gesù sono disseminate immagini: «È possibile intravedere la creazione di un uomo nuovo che già sta prendendo forma, come suggeriscono le immagini del salvataggio dei profughi nel mar Mediterraneo, o di chi si prende cura di chi soffre per fame o per violenza. Speriamo che ognuno di noi – concludono i giovani della parrocchia di Gambarare – possa trovare un momento per fermarsi davanti a questo presepe. E ci auguriamo che voi possiate avvertire il messaggio di speranza che abbiamo voluto donarvi e il fatto che a nostra volta siamo seminatori di speranza attraverso il nostro essere cristiani».